EDITORIALE – Italia, così fa male o forse no

Italia, così fa male o forse no?
Per la seconda volta consecutiva, l’Italia calcistica si sveglia senza essersi qualificata al Mondiale. Raggiungendo il punto più basso della propria storia. Perché sì questa volta è peggio dell’altra: è peggio perché hai perso da campione d’Europa in carica. Perché hai perso in casa, con una squadra che vale 70 milioni, contro i soli 70 di Nicolò Barella.

Perché hai perso all’ultimo secondo al primo vero tiro in porta della partita.
Quando ho iniziato il percorso da giornalista sportivo, mi chiesero di scrivere un mio articolo, ed io lo intitolai: “Perché l’Italia non avrà nessun pallone d’oro nei prossimi 20 anni”.

Dopo aver vinto l’Europeo, ripensando a quell’articolo, pensai: “Non ci capisco proprio niente di calcio, ne ho di strada da fare”.
Eppure oggi, non possono che tornarmi in mente le mie parole.
Nel mio articolo, attaccavo il sistema calcistico italiano, anni e anni luce indietro rispetto a tutta Europa.

Ci siamo stupiti di aver visto Gavi classe 2004, in campo in Italia-Spagna. Quando nel resto del mondo è normale lanciare giovani, ma non da noi.
Da noi i giovani sono in classe 2000 e i 1999. Che in altri campionati sono invece dei top player da anni, vedi Foden ad esempio, ma potrei citarne tanti altri.

Italia-Macedonia disfatta mondiale

Ma la colpa è anche nostra, della stampa. Capace di etichettare un giovane come nuovo “Messi” alla prima partita buona. Per poi crocifiggerlo al primo errore, insieme all’allenatore colpevole di averlo schierato in campo.
Ai ragazzi va data la possibilità di giocare e sbagliare, senza metterli pressioni o inutili etichette.

La riforma del calcio italiano, deve partire giovani e dal calciomercato. Dove forse non ha tanto senso investire su un calciatore di 30 anni quando potresti scegliere un ragazzo di 20 anni da lanciare e formare.
Forse poi in nazionale si dovrebbe andare per merito e non per nome. Perché non siamo alla PlayStation. Un grande nome, in una pessima stagione può essere meno utile di un piccolo nome in una grande stagione.

Il calcio italiano, va rivoluzionato in tutto, dalle strutture, al modo di porsi ai giovani, passando dal calciomercato alle convocazioni.
Eppure il risveglio in cuor nostro, italiani abituati fin da sempre a soffrire è meno amaro di quanto potessimo aspettarci. Perché in cuor nostro questa sconfitta sotto sotto ce l’aspettavamo. Nascosta dalla vittoria dell’Europeo, come l’ultimo pasto di un condannato a morte.

Ma adesso vi lascio con una semplice domanda, chi sarà il prossimo pallone d’oro italiano?

A cura di Leonardo Fusco

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