Inter, così non va: tornano in mente vecchi incubi

In casa Inter il risveglio è amaro e non può essere altrimenti. Ci vuole un bell’esame di coscienza dopo la pesante sconfitta casalinga contro il Sassuolo. Molto probabilmente la più brutta prestazione dell’era Inzaghi e una delle più brutte degli ultimi due anni.

Approccio alla gara sbagliato, errori individuali inaccettabili e mancanza di reazione da parte di tutti, il marchio di fabbrica della squadra negli ultimi tempi.

Pensare che la sconfitta sia arrivata contro una squadra ostica come il Sassuolo non è una giustificazione che regge, anzi.

Così come non deve esserlo il fatto che il primo gol degli emiliani possa essere stato viziato un possibile fallo.

Non deve essere una giustificazione neanche il fatto che la squadra sia stanca e non deve esserlo l’assenza di Brozovic, seppur imprescindibile.

Alibi, questi, non da grande squadra, non da squadra che da due anni a questa parte è tornata a trionfare, a far divertire e a gioire.

Nicolò Barella, Simone Inzaghi, Inter-Sassuolo

Sia chiaro, nulla togliere agli uomini di Dionisi, capaci di battere quasi tutte le big del campionato fino ad ora e in grado di mostrare un calcio da applausi.

L’abbiamo già detto, però, non è una giustificazione neanche questa.

Un mese di febbraio da dimenticare per i nerazzurri. Tre sconfitte (contro Milan, Liverpool e Sassuolo), un pareggio (contro il Napoli) e una sola vittoria (contro la Roma, in Coppa Italia).

La sconfitta contro i neroverdi, però, è ben diversa da quelle contro rossoneri e reds. In quelle due occasioni i ko sono arrivati dopo prestazioni di livello, scaturiti solo in seguito ad episodi che fanno parte del calcio.

Ieri, no. Ieri l’Inter sembra non essere scesa in campo, atteggiamento non da Inter, atteggiamento non da squadra che vuole vincere uno scudetto.

L’occasione era ghiotta, soprattutto dopo l’inaspettato stop della capolista Milan a Salerno.

La squadra vista ieri è sembrata un po’ l’Inter degli anni precedenti a Conte e Inzaghi, l’Inter senza gioco, senza voglia, senza reazione.

Le due sconfitte consecutive, con Liverpool e Sassuolo, inoltre, fanno tornare alla mente vecchi e brutti ricordi.

La mente porta a quel lontano 2011, l’anno dopo la gloriosa stagione del Triplete targato Mourinho. In una settimana arrivarono due pesanti sconfitte, contro Milan in campionato e Schalke 04 in Champions League, e i nerazzurri persero il treno per lo scudetto (sarebbe stato il sesto consecutivo) e l’accesso alle semifinali delle Coppa dalle grandi orecchie.

Quella, però, era un’altra Inter. Un’Inter che arrivava da vittorie memorabili, che si dirigeva verso la fine di un ciclo. L’Inter di ora e tutt’altro, è una squadra che sta aprendo un nuovo ciclo, una squadra che è tornata a vincere e che vuole continuare a farlo.

Lecito farsi venire alla mente vecchi ricordi, belli o brutti che siano, obbligatorio reagire. Adesso mancano tredici finali, come ha detto Inzaghi ieri, e non c’è tempo di leccarsi le ferite.

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