Conciliare calcio e studio, Gagliardini: “Ecco gli elementi in comune”

Come fa un calciatore molto giovane a conciliare la professione con lo studio? Molto spesso ci si pone questa domanda, oggi capiremo come gestisce calcio e università Gagliardini, grazie ad una intervista rilasciata sul canale IG LUISS Sport Live Talk.

CALCIO E UNIVERSITÀ GAGLIARDINI SI RACCONTA

Il classe ’94 frequenta appunto l’università LUISS, ovviamente in modalità telematica. Ecco la curiosa intervista social:

Che facoltà frequenti? –  Economia. Ho finito il primo anno e iniziato il secondo anno con questo esame. Cerchiamo di raggiungere il nostro obiettivo. Sinceramente mi sta piacendo, prima della nascita di mio figlio era un po’ più facile, ma riesco a conciliare bene il tutto”.

Come è andato l’esame di ieri? –  Così e così. Forse quest’esame l’ho preparato troppo in fretta, ci ho messo una ventina di giorni. Vediamo come è andata”.

Come fai a conciliare la vita da papà, da calciatore e da studente? – Si tratta fondamentalmente di avere una buona orgsanizzazione, e, come sempre, essere disposti a fare dei sacrifici. Prima che nascesse mio figlio, riuscivo a preparare bene tutto. Adesso è un po’ diverso, perchè dopo l’allenamento c’è mio figlio e mi piace stare con lui; riesco a mettermi sui libri quando riesco a farlo seguire dalla mamma. È questione di organizzazione e determinazione nel raggiungere gli obbiettivi. È sicuramente una delle idee che porto avanti dal calcio alla scuola: la stessa determinazione per prendere un esame e prendermi la laurea”.

Perchè hai scelto questo percorso universitario? –  La decisione è nata quasi un anno e mezzo fa. Avendo dei genitori insegnanti, ho sempre avuto una vita abituata allo studio. Finite le scuole superiori avevo una mezza idea di studiare, anche se poi l’ho abbandonata per i prestiti in Serie B. Poi un amico mi ha proposto questa iniziativa della Luiss: ho pensato che in fin dei conti non mi sarebbe costato nulla e ci avrei solo guadagnato, ed ora eccomi qua”.

Cosa cambia dall’affrontare una partita ad affrontare un esame? –  Sono situazioni diverse… Le partite le prepari durante la settimana e sai bene cosa devi fare. Certo, anche lo studio dovrebbe essere così, però, specie io che studio a distanza, non mi presento a tutti gli esami con la stessa preparazione, anche se mi aiutano. Per qualche esame sono più preparato e per altri meno”.

Ci sono altri insegnamenti presi dal calcio oltre alla determinazione? – Sicuramente. Poi è ovvio che sono due cose diverse che si preparano in modo diverso. Però preparare un esame ha qualche similitudine alla preparazione di una partita, devi studiare delle cose, vedere dei video, chiedere aiuto al tutor. Sono tutti elementi di similitudine che mi fanno portare nello studio ciò che imparo nel calcio”.

Hai frequentato le lezioni online? – Sono riuscito a seguirne qualcuna, magari a volte mi allenavo e non potevo seguire. Fondamentalmente studio o con i tutor, oppure da solo con le slide e riesco a tenere il passo”.

Quanto ti ha impegnato in questi mesi il calcio? – Visto il momento particolare era più facile organizzare lo studio. Fino a dieci giorni fa mi allenavo da casa e potevo gestire io gli allenamenti. Diciamo che questo periodo di lockdown, di positivo mi ha dato la possibilità di studiare di più”.

Tu sei di Bergamo, come è stato vivere questo periodo? – Non è stato semplice, io vivo a Milano però i miei genitori vivono a Bergamo. Fortunatamente stanno bene, ma sicuramente le notizie non erano confortanti. C’era grande apprensione, personalmente ho cercato di poter aiutare in qualche modo gli ospedali di Bergamo e ci sono riuscito. Speriamo che la situazione continui così, ora che sta migliorando”.

Per cosa hai usato questo periodo, per ricarti o per dedicarti ad hobby e studio? – È stato un periodo tra virgolette felice, se si può dire, perché mi sono goduto mio figlio 24 ore su 24 come non avevo mai fatto prima per motivi di lavoro. Vederlo crescere e stare con lui è sicuramente la gioia più bella, è bellissimo. Inoltre ho riacceso la playstation perché avevo più tempo libero, e sono riuscito a dedicarmi allo studio e agli allenamenti”.

Quali sono le difficoltà della vita da calciatore? – Non le chiamerei difficoltà sinceramente. È un lavoro, a mio parere il più bello del mondo, che ti richiede tanto ma ti dà tanto. È una cultura che devi costruire fin da piccolo, io gioco da quando avevo cinque, sei anni, poi è tutto un miglioramento. Sono sacrifici che fai durante la crescita, ma ci vuole anche un po’ di fortuna e delle qualità. Per arrivare a certi livelli bisogna avere tanta determinazione, concentrazione e cultura del lavoro perché la competizione è altissima”.

La partita che ricordi più piacevolmente in carriera? – Quella che mi viene subito in mente è la mia prima volta in Champions quest’anno, giocata a San Siro. È stata pure la prima volta che è venuto mio figlio allo stadio”.

Qual è la sensazione e l’emozione che provi a San Siro? –  E’ difficile da spiegare a parole. Ricordo ancora Inter-Chievo, la mia prima partita a San Siro. È stata incredibile. Ogni partita, ogni volta che vedi lo stadio, ogni volta che arrivi con l’autobus e vedi questo tempio del calcio fa effetto. Ovviamente col tempo, non dico che ti abitui perché fa sempre effetto, ma la concentrazione sulla partita passa in primo piano”.

C’è un grande stress psicologico: come lo gestisci? – Ogni giocatore, e in generale ogni lavoratore ha pressioni che gestisce in maniera diversa a seconda del suo carattere. Io cerco semplicemente di restare concentrato, magari ascolto un po’ di musica, ma niente di particolare. Le partite, per arrivarci tranquillo, le devi preparare in settimana e se le hai preparate bene, sei più sereno”.

Hai qualche rito prima della partita? – Fondamentalmente no. A parte ascoltare musica ma è un passatempo nella mezz’oretta di pullman tra Appiano e San Siro”.

E prima degli esami cosa fai? – Ripasso fino al secondo prima”.

C’è stato un esame particolarmente bello o particolarmente difficile? – Mi piace matematica più di ogni altra materia. Quello di ieri per esempio mi è andato un po’ storto non era difficile, era di economia e gestione, ma io non mi sono piaciuto molto. Un po’ come con le partite quando fai una prestazione che non ti soddisfa. L’ho preparato troppo in fretta e non me l’aspettavo così, di scrivere al PC non sono pratico, ci ho messo il doppio del temposcrivendo la metà delle cose”.

Pensi di poter sfruttare la laurea dopo la tua carriera? –  Me lo sono chiesto anche io. A dir la verità ora, visto che ho 26 anni e ancora non penso molto al mio post carriera, è ancora molto presto. Ma sicuramente mi potrà aiutare, ci ho pensato. Ancora non so cosa farò dopo la carriera ma sono dell’idea che mi potrebbe tornare utile e se così non fosse, sono convinto che mi avrà comunque fatto bene studiare in questi anni prima di prendere la laurea per tenere sveglia la testa”.

Qual è il giocatore più forte contro cui hai giocato? – Ci ha fatto male, Messi sicuramente”.

Chi era il tuo idolo da bambino o a chi ti sei ispirato? – Sinceramente non ho mai avuto un giocatore a cui mi ispiravo. Mi piaceva molto Gerrard ma non è un giocatore al quale mi sono ispirato, mi piaceva vederlo ma non ho avuto idoli”.

Qual è stata la sensazione quando hai esordito in Serie A? – Io l’ho fatto con l’Atalanta il 15 maggio se non sbaglio, a Genova col Genoa. È una sensazione strana, bellissima, ricordo che ero molto teso. Però ogni calciatore gestisce la tensione a modo suo, è normale. Avendo preparato la partita, sono abbastanza tranquillo e so i compiti da svolgere in campo”.

Com’è l’ambiente nello spogliatoio? – Lo spogliatoio è la parte più bella del calcio e immagino di qualunque sport di squadra. Lì si ride, si scherza, ogni tanto si litiga ogni tanto. È il posto dove succedono tutte quelle cose che poi, a distanza di anni, quando finirà tutto, ci faranno ridere ritrovandoci tutti insieme”.

Sei più ansioso per una partita o per un esame importante?

Non sono molto ansioso, ma sono situazioni diverse. Comunque dipende da come hai preparato la partita e da come hai preparato l’esame. Se non hai studiato tantissimo magari sei un po’ più teso. Per una partita se non ti sei allenato bene o se magari non ti senti benissimo sei un po’ più teso perché non ti senti la gamba al livello ottimale”.

Perché hai scelto il numero 5? – Non c’è un motivo particolare. All’Atalanta avevo il 4, sono arrivato all’Inter e il 4 era ritirato perché ovviamente era del grande Javier Zanetti e quindi ho scelto il 5, perché penso fosse il primo numero disponibile tra quelli più bassi, ma senza un significato particolare”.

Cosa ti auguri per la tua carriera universitaria? – Mi auguro di passare gli esami e laurearmi, questo è l’obiettivo che mi sono posto. Mi auguro anche di fare gli esami al meglio e conciliare tutto tra sport, casa ed esami. Fortunatamente non c’è un limite di tempo massimo, me la posso prendere tranquillamente: in base all’intensità del periodo posso gestire se fare un esame o farlo più avanti come d’altronde fanno tutti gli studenti”.

Ti piacerebbe in futuro continuare con la carriera magistrale? – Non lo so. Vediamo, c’è tempo. Preferisco raggiungere il primo step e vedere come ci arrivo a livello psico-fisico. Già la triennale sarebbe un ottimo traguardo”.

Sei contento della tua scelta anche se ti ha complicato la vita tra studio, calcio e papà? – Assolutamente sì. Sono molto testardo: una volta che prendo un percorso e mi pongo un obiettivo cerco di raggiungerlo in ogni modo”.

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