Repubblica – Materazzi non ha ancora dubbi: “Josè rimane il miglior manager al mondo”

Lo ha abbracciato prima della fuga, ha pianto sulle sue saplle, lo ha alzato al cielo e, ora, lo difende a spada tratta dopo il punto più buio della sua carriera. Marco Materazzi non ha mai nascosto la sua venerazione per José Mourinho e quest’oggi, dalle colonne della “Repubblica” lo ribadisce con forza in un’intervista concessa ad Andrea Sorrentino, dove non si discosta nemmeno da lanciare piccoli sassolini, o forse macigni, verso il suo successore, quel Benitez mal sopportato per sei mesi. Eccone il contenuto:

“Forse sta diventando meno speciale?

Macchè. Josè rimane il miglior manager del mondo, senza discussioni. E sa perchè? Primo: è uno stratega eccezionale, conosce perfettamente ogni avversario, cerca di ridurre al minimo gli eventi di una partita con lo studio, l’applicazione, il lavoro. Autentica. Al 100%. Non ci ha mai mentito, diceva sempre le cose in faccia, spiegava tutto, anche le decisioni più difficili”.

Tipo?

“Io ero a fine carriera, si può dire che con Mourinho ho iniziato a smettere di giocare, ma lui fu chiaro con me fin dall’inizio e fui totalmente a sua disposizione, conquistato. Sa creare un’incredibile empatia col gruppo. Mica è facile gestire 25-30 giocatori e farli sentire importanti, a partire da quelli che vanno in tribuna. E che personalità, che carisma. Ricorda quando tornò a Milano da allenatore del Real, contro il Milan? Il pubblico lo fischiava e lui fece “tre” con le dita, ricordando il Triplete… Il mio vice, qui in India, gira col di libro di Mourinho e tutti i nostri allenamenti ricalcano quelli di Josè”.

Però la crisi del terzo anno con lui, sembra reale: è due anni il limite di sopportazione di un allenatore così ingombrante?

Sciocchezze. La crisi del terzo anno è un falso mito. Al massimo, dato che con lui si vince sempre, e ripeto sempre, può accadere che nei giocatori dopo quei successi nasca un appagamento, magari inconscio. E quale crisi del terzo anno? Al terzo con Porto vinse la Champions League. la prima volta col Chelsea fu esonerato a settembre della terza stagione, prestissimo. Il terzo anno col Real Madrid è arrivato in semifinale di Champions e in finale di Copa del Rey: non mi sembrano traguardi di uno che ha rotto con lo spogliatoio. Poi vi chiedo una cosa: quanti esempi ci sono di grandi allenatori che rimangono più di tre anni su una panchina importante? Mi sembra che siano pochi. Nei top club è quasi impossibile rimanere a lungo”.

Al terzo anno con voi all’Inter invece non arrivò proprio, Josè.

“Una cosa è certa: fosse rimasto, avremmo vinto pure quell’anno. Campionato e superecoppa europea di sicuro, la Champions non saprei perchè è un torneo terribile, deciso da mille dettagli. Ma il resto lo avremmo vinto, perchè eravamo una squadra piena di qualità. Infatti quando a gennaio arrivo un allenatore intelligente come Leonardo, pur partendo da -16, rischiammo di rivincere il campionato perchè lui diede continuità al lavoro di Mourinho. Non avessimo perso il derbyu di ritorno, sarebbe stato nostro pure quello scudetto. E’ che prima di Leonardo non avevamo avuto una guida…”.

E torniamo a parlare di Rafa Benitez, eh?

“Lui aveva paura pure della sua ombra, era geloso del ricordo di Mourinho. Avevo un amradietto con attaccate le foto dei miei successi passati e Benitez me le fece togliere, tanto per spiegare il tipo. Infatti l’avevo detto a Josè, quella sera dopo la finale di Madrid in cui ci salutammo piangendo”.

Cosa gli disse? “Sei uno stronzo. Te ne vai e ci lasci con Benitez. non te lo perdonerò mai. Poi l’ho perdonato però”.

Storia di un rapporto che ha fatto la storia dell’Inter e che sembra destinato a non crollare mai.

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