Inter, la difesa è la tua vera arma, cambiano gli interpreti ma non la sostanza

Miranda, Murillo, Medel, Santon, Ranocchia, Juan Jesus, Telles e Nagatomo. Finora Mancini ha adoperato ben 8 difensori differenti nelle quattro partite sin qui disputate e vinte. Gerarchie ben delineate, nuove idee come l’abbassamento di Medel, recuperi positivi di giocatori come Juan Jesus, inserimento perfetto dei nuovi arrivati. Tutto si è  incastrato a meraviglia in campo, con appena un goal subito in 360 minuti, tra l’altro molto sfortunato, quello di Di Gaudio contro il Carpi.

Mancini ha capito che una squadra di vertice avrebbe dovuto innanzitutto risolvere i propri problemi difensivi, perché in Italia, a vincere, è sempre la squadra che becca meno goal. Una realtà tanto ovvia quanto inconfutabile, ma è dalle certezze che bisogna partire per costruire qualcosa di stabile e duraturo. L’Inter delle prime giornate ha spesso sofferto l’avversario in alcuni momenti della partita, ma mai ha dato l’impressione di vacillare. Le occasioni nitide concesse agli avversari sono state molto poche e, come ci ha tenuto a sottolineare Mancini,  sempre meno di quelle create. Handanovic si sporca di meno i guanti, ma quando deve farlo si fa sempre trovare pronto e ciò sembra trasmettergli una grande dose di serenità. Singoli che non sbagliano, ma soprattutto meccanismi collettivi che funzionano a dovere, visto che i piccoli acciacchi capitati a Miranda, Jesus e Murillo sono stati assorbii con facilità. I sostituti non hanno fatto rimpiangere i titolari e i tifosi nerazzurri ringraziano.

Anche nel test più probante, il derby, l’Inter ha concesso qualcosa solo dopo l’ingresso di Balotelli, senza contare la palla goal iniziale di Adriano, gentilmente concessa da un Murillo che, comunque, si sta confermando a grandi livelli dopo l’ottima Coppa America. Solo un goal subito, pochi tiri ricevuti e miglior filtro del centrocampo grazie all’aggiunta di Melo. L’Inter di Mancini, a sorpresa, si sta scoprendo una saracinesca.

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