Una piccola Inter stecca anche con il piccolissimo Parma, ancora pioggia di fischi a San Siro

La più classica delle beffe si è consumata: l’Inter non vince nemmeno contro il derelitto Parma, squadra figlia di una società inesistente, già dichiarata fallita e già consegnata da tempo alla retrocessione.

Per i nerazzurri nulla è però semplice. Sarebbe bastato giocare la metà di come si è fatto con la Sampdoria per portare a casa i tre punti. Questa squadra è invece mentalmente fragile e instabile. Non ha certezze, giocatori trascinanti, nulla. Non ci si può nemmeno appellare alla fortuna, quella fortuna che oggi aveva permesso al tiro di Guarin di essere deviato in maniera vincente. Il volto di Mancini a fine partita è lampante: forse sta iniziando a pensare che era meglio restare a Jesi e concedersi una pausa fino a quest’estate. Questa ricostruzione dell’Inter deve ripartire dalle fondamenta, altro che qualche piccola aggiunta. Giocatori come Kovacic, Shaqiri e Juan Jesus devono rimboccarsi le maniche, dimenticare la loro età, assumersi delle responsabilità e dare pieno sfogo alle loro capacità tecniche, capacità che ci sono, ma stentano a venir fuori. La convinzione che continua ad uscire con le parole è troppo superiore a quella che invece appare nel rettangolo verde.

Abbiamo sopravvalutato questi giocatori? Probabilmente sì, in parte. Non c’è però bisogno di fenomeni per vincere in casa contro Parma e Cesena, solo di un po’ di convinzione e di quel briciolo di dignità che renda consapevoli i giocatori di vestire la maglia nerazzurra.

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