L’ex difensore dell’Ajax guida oggi neroazzurri in una sfida che vale il debutto stagionale in Champions League: un tuffo nel passato dell’allenatore.
Un ritorno speciale per Cristian Chivu che non ha nascosto l’emozione in conferenza stampa: domani sera, l’attuale allenatore dell’Inter, tornerà alla “Johan Cruijff Arena” da avversario dell’Ajax, la squadra che lo aveva accolto a inizio millennio e lanciato verso la consacrazione internazionale.
Dal 1999 al 2003 ha vestito la maglia biancorossa collezionando 107 presenze e 13 gol, diventando un punto fermo della difesa e capitano a soli 22 anni. Oggi, vent’anni dopo, il tecnico rumeno siederà sulla panchina nerazzurra per il primo turno di Champions, in un incrocio che sembra scritto dal destino.
Chivu, l’Inter ha l’obbligo di partire bene
Per l’Inter l’esordio europeo è fondamentale. Lo scorso anno i nerazzurri avevano chiuso il girone con 12 punti, frutto di 4 vittorie e 2 sconfitte, segnando 10 gol e subendone 7. Una solidità difensiva che Chivu punta a ritrovare dopo il passo falso in campionato contro la Juventus e l’Udinese.

Una notte dal sapore speciale Ajax-Inter non è soltanto il debutto europeo dei nerazzurri, ma anche un viaggio nella memoria per Chivu. La sfida racchiude il significato del calcio: passato e presente che si intrecciano, storie che ritornano, emozioni che vanno oltre i novanta minuti.
Con Chivu, l’Ajax conquista due campionati olandesi (2001/02 e 2003/04) e una Coppa d’Olanda. Ma il ricordo più vivido resta la Champions League 2002/03: gli olandesi, guidati proprio dal giovane capitano rumeno, raggiungono i quarti di finale. Lì sfiorano l’impresa contro il Milan, eliminati solo da un gol di Inzaghi nei minuti finali della sfida di ritorno a San Siro.
Quella esperienza lo ha formato, rendendolo pronto per il grande salto: nel 2003 passò alla Roma per 18 milioni di euro, diventando uno dei difensori più ambiti d’Europa. Domani sera, rientrare nella “sua” Amsterdam da allenatore dell’Inter sarà inevitabilmente un viaggio nella memoria. Non solo per lui, ma anche per i tifosi olandesi che ricordano con affetto il capitano silenzioso, il leader che aveva fatto sognare un’Ajax giovane e spettacolare.