Nelle ultime ore è stata aperta un’indagine sulla vendita di San Siro, con protagonista anche Inter e Milan.
Nelle scorse settimane, Inter e Milan hanno deciso di presentare al Comune di Milano, attuale proprietario di San Siro, un progetto ambizioso per l’acquisizione dello stadio. I due club, che in passato hanno vagliato l’idea di comprare un’area ex novo per costruire uno stadio di proprietà da zero, hanno scelto di unire le forze con l’obiettivo di trasformare San Siro e l’area circostante in uno spazio più moderno, accogliente e a misura di tifoso, con un occhio di riguardo alle famiglie. Lo stadio, pur essendo un’icona del calcio mondiale, ha un’aria un po’ datata e necessita di una bella rinfrescata per stare al passo con i tempi e competere con le arene più all’avanguardia d’Europa.
Ma la strada per il “nuovo San Siro” non è tutta in discesa. A pochi giorni dalla presentazione del progetto, come racconta oggi il Corriere della Sera, la Procura di Milano ha aperto un’indagine sulla vendita di San Siro. Non ci sono atti illeciti né indagati. Si tratta di un fascicolo esplorativo, nato per fare luce su un aspetto cruciale: la cessione dello stadio da parte del Comune non deve trasformarsi in un danno per le casse pubbliche.
L’indagine prende le mosse da un esposto che parla di un possibile danno erariale. A firmarlo è stato il comitato Sì Meazza, guidato da Luigi Corbani, un nome che a Milano pesa: vicesindaco negli anni ’80, oggi in prima linea per difendere lo stadio dalla “svendita” a Inter e Milan. Il gruppo si oppone con le unghie e con i denti a un passaggio di proprietà che, a loro avviso, rischia di sottovalutare il valore storico e culturale della Scala del Calcio. E il Comune, ora, deve stare con gli occhi ben aperti, perché ogni passo falso potrebbe costare caro, in termini economici e di immagine.
Inter e Milan, dal canto loro, non si lasciano scoraggiare e sognano in grande. Acquisire San Siro significherebbe un cambio epocale: i due club diventerebbero proprietari dello stadio, seguendo l’esempio di altre realtà italiane – pensiamo alla Juventus con l’Allianz Stadium – e internazionali. Un momento da segnare sul calendario del calcio italiano, con uno degli impianti più celebri al mondo pronto a cambiare pelle, non solo nella gestione ma anche nelle infrastrutture.
Il progetto del nuovo stadio San Siro: cosa bolle in pentola?
Ma cosa prevede esattamente il progetto di Inter e Milan per il nuovo stadio San Siro? I dettagli non sono ancora scolpiti nella pietra, ma qualche indiscrezione è trapelata. L’idea di base è costruire un impianto moderno accanto al vecchio Meazza, che verrebbe parzialmente demolito e “rifunzionalizzato” – magari trasformato in un museo o in uno spazio per eventi. Il nuovo stadio, con una capienza stimata di circa 70.000 posti, punterebbe su tecnologia all’avanguardia, aree verdi e servizi pensati per rendere l’esperienza del tifoso indimenticabile. Non solo partite, quindi, ma un luogo vivo 365 giorni l’anno, con negozi, ristoranti e spazi per il tempo libero. Un sogno da capogiro, che però richiede investimenti pesanti: si parla di oltre un miliardo di euro tra acquisto dell’area e lavori.

Il Comune, proprietario dell’impianto dal 1935, ha fissato un valore indicativo di 197 milioni di euro per la vendita, secondo la stima dell’Agenzia delle Entrate. Ma c’è un “ma”: 80 milioni sarebbero a carico della città per bonifiche e rimozione delle macerie. Questo ha fatto storcere il naso a più di qualcuno, che teme un affare troppo vantaggioso per i club e poco redditizio per Milano. Intanto, i tifosi si dividono: c’è chi vede nel progetto una svolta per il futuro e chi, con il cuore in mano, non vuole dire addio a un simbolo come San Siro.
Vendita San Siro: quali rischi per le casse pubbliche?
L’indagine della Procura di Milano sulla vendita di San Siro non è un fulmine a ciel sereno. La questione economica è delicata: cedere un bene pubblico come lo stadio, con tutto il suo carico di storia e valore affettivo, non è una passeggiata. La paura è che il prezzo finale non rifletta il reale valore dell’area, che si estende per 280.000 metri quadrati. E qui entra in gioco il comitato Sì Meazza, che da anni batte i pugni sul tavolo per chiedere chiarezza. Luigi Corbani, in un’intervista recente, ha definito la vendita “una speculazione edilizia mascherata”, sottolineando come San Siro potrebbe essere ristrutturato a costi più bassi rispetto a un nuovo impianto.

Il timore di un danno erariale non è campato in aria. Secondo alcune stime, i ricavi annuali che San Siro genera tra partite e concerti potrebbero andare persi per la città, se la gestione passasse interamente ai club. La Procura, coordinata da Tiziana Siciliano, vuole vederci chiaro, e il Comune ora si trova sotto una lente d’ingrandimento. Ogni documento, ogni cifra, sarà passata al setaccio per garantire che i milanesi non ci rimettano.