Mourinho: “dopo 10 anni siamo ancora una famiglia”

Dopo 10 anni da quella sera del 22 Maggio di 10 anni fa che ha coronato il sogno di tutti gli interisti, Josè Mourinho è tornato a parlare ai microfoni di Sky Sport di quei momenti straordinari vissuti da eroi.

L’INTERVISTA

“Il gruppo è stato magnifico sin dall’inizio ed è grazie a tutti i giocatori che ora siamo qui a parlare di storia. Il mio rapporto con loro e il presidente Moratti è incredibile: questa è la cosa importante. Siamo ancora una famiglia nonostante siano passati 10 anni… Tutto dal campionato al Triplete e il sogno dei tifosi rimarrà per sempre come il nostro rapporto.”

LO DEFINISCI UN CAPOLAVORO?

“E’ storia ed è un qualcosa che va oltre le medaglie e i trofei.
Questa squadra rimarrà per me speciale. La cosa che più mi fa sentire speciale è l’essere uno dei capi di questa squadra.”

SAPEVATE DI VINCERE QUELLA FINALE?

“Ci sono stati tanti episodi particolari: a Kiev all’85’ eravamo fuori, il turno difficilissimo con il Chelsea, Motta al Camp Nou… Ma una volta arrivati a Madrid la sensazione era quella. L’Inter di Moratti faceva sentire tutti a casa propria.
Anche in campionato abbiamo avuto difficoltà come il pareggio con la Fiorentina, ma eravamo un gruppo di grandi amici.

L’INTERVALLO A KIEV

“Non parlo tanto dello spogliatoio, ma dopo tanti anni se ne parla. Quella partita all’intervallo ho visto gente triste, ma c’era ancora tanto da giocare. Ho pianto solo una volta dopo una sconfitta, non mi piace questo. Ero veramente arrabbiato, la squadra doveva fare di più. Si può perdere ma devi lasciare tutto in campo e non piangere dopo. Nell’intervallo ho fatto i cambi tattici di cui avevamo bisogno, dovevamo rischiare il pareggio non bastava. Sono entrato nel cuore dei giocatori e la squadra nel secondo tempo è stata fantastica. È stato il momento chiave, se perdiamo siamo fuori”.

ZANETTI

“Sai perché rido? Quel ragazzo ha sempre i capelli al posto giusto. Anche in quarantena! Per me lui era il capitano dei capitani. E tutti i giocatori di quella squadra erano fondamentali. Avevamo tanti giocatori con grandissime ambizioni e Moratti era quello che guidava il sogno, non l’ha mai nascosto.”

LA MAGIA TATTICA AL CAMP NOU

La più bella sconfitta della mia vita. Io dico sempre che abbiamo vinto 3-2, non perso. Era possibile solo con quella mentalità, senza qualità non si fanno tante cose, senza idea di gioco non si va a Barcellona a resistere come abbiamo fatto, ma non si vince nemmeno in casa 3-1 senza un gran lavoro sulla transizione offensiva. Non si vince in 10 senza questo concetto di famiglia. Prima del ritorno, mio figlio aveva 10 anni e mi ha detto: io sono stato nella tua prima finale, ma non mi ricordo, voglio vincere una Champions e voglio ricordarmela, voglio la finale. Prima della partita di Barcellona ho parlato di mio figlio e ho detto ai giocatori di pensare ai loro figli. Dovevano vincere la Champions per loro. Siamo entrati con sentimento di fare un’impresa per tutte le famiglie. Siamo entrati in campo col sentimento di sì o sì. Quando viene espulso Thiago, la gente davanti alla tv ha pensato è fatta, ma noi lo sapevamo. Ed è quello che ho detto a Pep, in panchina loro festeggiavano. Sono andato lì e ho detto: tranquillo che ancora non è finita. I miei giocatori avevano capacità mentale per fare quella lotta. È stata una partita dove hanno vinto gli aspetti umani. Per noi 22 maggio è solo il giorno dove noi abbiamo toccato il cielo, ma la nostra famiglia va molto più lontano”. 

HAI TENUTO IL PALLONE DI MADRID?

Certo che l’ho tenuto. Questo pallone ha giocato, nel primo tempo è andato via dal campo e ne è entrato un altro da un raccattapalle. Uno dei magazzinieri nostri me lo ha recuperato e gli ho detto subito che era mio. Lui mi ha preso il pallone e nell’intervallo mi ha detto che era lì per me”. 

CHI POTREBBE ESSERE UN FUTURO ALLENATORE? CAMBIASSO?

“La cosa più importante è vuole o no? Quando fai una carriera come loro, 20 anni dedicati al calcio, molti hanno delle qualità ma non vogliono più quella vita, quella pressione che hai come allenatore. Tanti di loro non vogliono. Cambiasso facilmente può trasferire come giocava e diventare allenatore. Tutti i giocatori che giocavano davanti alla difesa hanno una visione privilegiata del gioco, Costinha, Xabi Alonso, Cambiasso Matic… hanno tutti questa visione. Cuchu vuole e questo è importante. Si sta preparando per fare una carriera importante”.

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