Recoba: “Prima dell’Inter mi ha cercato la Juve. Il mio gol più bello…”

Si è lungamente raccontato Alvaro Recoba in una diretta su Instagram ripercorrendo le varie tappe della sua esperienza nerazzurra.

Moratti rifiutò un’offerta del Barcellona

Lunga diretta Instagram quella che Alvaro Recoba ha affrontato per la pagina Instagram Mario_Inter_Youtube. L’ex numero 20 nerazzurro ha raccontato con dovizia di particolari diversi aneddoti degli anni milanesi cominciando dal suo rapporto con la città: “Vengo spesso in Italia, ci siamo stati con mia moglie a novembre, ho ancora la casa vicino a Como. La differenza che sentiamo di più è il cibo. ”.

Come mai hai scelto l’Inter?
Il mio idolo ha giocato li, Ruben Sosa. Sei mesi prima di arrivare all’Inter avevo fatto benissimo con il Nacional, poi il mio procuratore mi ha parlato di due possibilità: Inter e Juventus. Avevo 20 anni ma avevo già una grande responsabilità. Ho giocato con Ronaldo, Ibra, Baggio, Veron, Zanetti e mi mancano. Se mi avessero detto di fare questa carriera all’Inter per tanti anni non me lo sarei mai immaginato. Anzi, è andato meglio di quanto immaginavo a 4 anni”. 

Pensi di aver oscurato Ronaldo in quell’Inter-Brescia?
Non l’ho mai pensato. Il calcio di punizione? Non ero sicuro di far gol, non lo sei mai. Quella partita deci due gol all’incrocio, e a 2’ dalla fine della partita c’è un’altra punizione, Ronnie prende il palo. Io ero andato vicino alla palla e Ronnie mi ha detto ‘Chino calci tu o calcio io?’ E alla fine ha calciato lui. Quel giorno fu l’unica partita in cui Moriero mi ha pulito gli scarpini. Io non capivo cosa mi chiedesse. Mi diceva ‘Mettimi le scarpe sulle ginocchia’ e io non capivo”. 

Che rapporto hai con i tuoi ex compagni?
Con Vieri c’è un rapporto incredibile ma anche con Zanetti e Almeyda sono molto amico. Pupi lo sento una volta all’anno, ma gli voglio bene. Almeyda è un mio fratello. Io allenatore o dirigente? Ho fatto il calciatore, adesso ho portato due ragazzi in Germania e uno lo volevo portare all’Inter, ora è in Turchia. Ho iniziato il corso da ds, a dicembre farò il patentino da allenatore.

Il gol più bello con la maglia dell’Inter?
Il primo che ho fatto contro il Brescia mi sembra uno dei migliori, ma anche con Lazio e Roma ho fatto bei gol. Poi è difficile scegliere. Il gol con l’Empoli? Il problema è che tre minuti prima ci avevo provato, ma con una palla più morbida. Il portiere ha preso fiducia ed è uscito ma la palla era tesa e l’ha scavalcato”.

Il gol da calcio d’angolo era voluto?
In carriera ne ho fatti altri sei, non era così casuale.”

Raccontaci di quella rimonta contro la Samp.
Sul due a zero pensavamo fosse finita ma abbiamo comunque provato a fare qualcosa. Dopo il gol di Martins arriva il 2-2 di Vieri, di ignoranza. Poi Pupi la dà a Karagounis, cross, Deki ha un attimo di lucidità, me la lascia e si sposta: io ho tirato una sassata e quando lì fai il 3-2 non sai come festeggiare. Ho fatto uno scatto sotto la Curva fino all’altro calcio d’angolo, poi ci siamo fermati tutti. Una partita da ricordare perché non era semplice fare tre gol in pochi minuti”.

Come ricordi il 5 maggio?
Io l’ho vissuta cosi: siamo partiti alla grande, abbiamo fatto gol e stavamo giocando bene. Poi è arrivato il pareggio, facciamo il 2-1 e potevamo farne altri. Poi c’è stata una giocata sfortunata sul 2-2, un errore. Ci stavamo giocando lo scudetto. Colpa di Gresko? No, è colpa di tutti quelli che erano in campo. Non è mai colpa di uno. Non ho mai dato le colpe, io ho sbagliato rigori perché mi son preso la responsabiltà di calciare. Per quello sbagliato contro il Rosenborg mi assumo la responsabilità. Tornando al 5 maggio, il 3-2 è stato un colpo duro. Lì abbiamo capito che non era semplice, poi è finita sul 4-2”.

Massimo Moratti all’epoca dice “Recoba non è un semplice giocatore, è il calcio”. È vero?
Io mi son fatto voler bene, non solo da lui ma da tutti. Non andavo a cercare lui tutto il giorno, ero un ragazzo che faceva la sua vita, stava con sua moglie. Lui aveva questa passione e io l’ho chiamato 50 volte di più quando sono andato via all’Inter rispetto a quando ci giocavo. C’era un feeling cresciuto vedendo un ragazzo che vedeva il calcio come lui voleva che fosse, con allegria. Ero una persona famosa, ma ero lo stesso di sempre”.

C’era qualche altro top club europeo che ti voleva?
Nel 2001, mi sembra, era uscito che potessi andare al Barcellona. Moratti era molto amico del presidente, ma ha detto subito di no, dopo due secondi”.

Cosa manca all’Inter per tornare grande?
Il problema, e parlo del calcio italiano in generale, e che sembrava dovesse restare per sempre al top. Poi è successo che altri Paesi hanno investito su se stessi, basta vedere gli stadi. Ora in Italia hanno iniziato a sistemarli. Se 10 anni fa i calciatori top sono andati via, ci saranno dei motivi. Se oggi mi chiedi dove andare a giocare, non vado in Italia. La Premier è meglio, e io non sto parlando da esperto. Ma l’Italia non è più il centro del calcio mondiale. Non vedo un Totti, non vedo un Del Piero, non vedo un Materazzi, non vedo un Vieri, un Pirlo. L’Italia deve capire cosa ha fatto di male. Oggi c’è un giocatore in Italia che forse ha portato l’immagine giusta che è Cristiano Ronaldo. Prima ce n’erano 5/6, o due per squadra. Non parlo solo di soldi, servono progetti che convincano i giocatori. Non so le soluzioni, ma bisogna abbassare la testa e vedere cosa è stato fatto negli ultimi anni per iniziare la discesa, con il rispetto degli altri Paesi. Magari sto dicendo cazzate (sorride, ndr), ma è il mio punto di vista”.

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