SpazioInter’s Stories – Davide Santon, nerazzurro ad inchiostro

Un tatuaggio: simbolo importante, indelebile, che (in teoria) rimane a vita sulla propria pelle. Decidere di farsi un tatuaggio è sintomo di coraggio, intraprendenza e, soprattutto, dedizione, qualunque essa sia la forma che ci si vuole incidere sulla cute; capita di volersi tatuare la data di nascita del proprio figlio, un portafortuna o, per chi l’ha vissuta, una vittoria della Champions: magari a Madrid, magari a 19 anni.

Non parliamo di un sogno: è tutta realtà, quella incisa sulle braccia di Davide Santon. Abbiamo parlato della Champions, tatuata sul braccio destro assieme all’immancabile scritta “22-05-2010”, ma il nativo di Portomaggiore non si era risparmiato nemmeno per la sua prima vittoria entro i confini nazionali: prima di Milito, prima di Eto’o, prima di quella magica serata al Bernabeu, era arrivato il 17esimo Scudetto nerazzurro, il primo di Santon, che fino a pochi anni prima solcava la fascia dei campi nel ravennese. Poi, un giorno, la svolta.

COLPO DI FULMINE, A 14 ANNI

Immaginate di giocare con i vostri amici in paese, e un secondo dopo essere intercettati da uno dei tantissimi osservatori del settore giovanile dell’Inter. Fatto? Ok, ora datevi un pizzicotto e capirete di essere immersi in un fantastico sogno di mezz’estate; non se vi chiamate Davide Santon, però: in quel caso è tutto vero, volente o nolente. Sì, tutto vero, così come sono tutte vere le possibilità che gli fornisce José Mourinho, primo tecnico a credere veramente in lui.

Dopo aver arricchito il proprio palmarès con diversi trofei nel settore giovanile (tra cui un Torneo di Viareggio), il portoghese lo butta nella mischia in un Inter-Roma da classica condensa invernale: si gela a San Siro, ma Davide è talmente emozionato che suda freddo, freddissimo. Eppure non si scomoda, così come nell’esordio in Serie A, avvenuto quattro giorni dopo contro la Sampdoria.

Il tempo passa, e tra una prima in Champions League contro il Manchester United e un esordio in Nazionale maggiore, arriva la peggior notizia possibile: Davide si rompe il menisco qualche mese prima della storica cavalcata continentale della truppa dello Special One. Il risultato? La Champions è vinta, ma la vede dalla panchina.

AVVENTURE IN BIANCONERO

Quell’infortunio lo cambia per sempre: il Santon abituato a cavalcare la fascia sinistra arranca, spinge con il contagocce e perde la titolarità sia con Rafa Benítez che con Leonardo, che preferisce mandarlo al Cesena per far arrivare ad Appiano Gentile Yuto Nagatomo. Davide saluta la Pinetina, nella speranza di ritrovarla presto… beh, quasi.

Abbandona quel 39 che aveva indossato per tutta la vita, perché nel romagnolo c’è un altro idolo oltre ai vari Messi e Cristiano Ronaldo; aggiungete sette numeri e trovate un 46 che da quelle parti sa di sacro. L’esperienza in bianconero, però, non gli fa bene del tutto: le 11 presenze nel girone di ritorno non lo sbloccano; il vero Santon si è perso il 17 novembre 2009, quando è saltato il menisco del ginocchio destro. Forse è il caso di cambiare aria, forse è il caso di andare a giocare lontano.

È stato bello, ma la strada con l’Inter si interrompe dopo un paio di mesi di precampionato nell’estate 2011, quando nel penultimo giorno di mercato passa in Premier League; un’altra bianconera, ma che non ha niente a vedere con le piadine romagnole. Davide Santon è un nuovo calciatore del Newcastle: forse è la volta buona.

Sono tre anni e mezzo quelli passati a St James’ Park, periodo nel quale Santon gioca 94 gare, condite da 5 assist ed un gol, il primo in carriera tra i professionisti. Nel frattempo, però, all’Inter era tornato un manager all’inglese, quel Roberto Mancini che chiedeva un terzino di spinta e spirito di sacrificio. Santon si guarda le braccia e decide di agire con un déjà-vu: Inter, sto tornando.

ANCORA INTER, ANCORA ADDIO

Sono milanista da sempre. Tornerei in Italia per andare ai rossoneri.

Fanno male queste parole, soprattutto se proferite da un ragazzo che aveva sposato fin dal principio i nerazzurri; parole che sanno di una promessa, che però si infrange nel mercato di riparazione 2015. È Davide l’uomo scelto da Mancini, che gli dà diverso spazio, al contrario dei suoi successori. La sensazione è che Santon si stia perdendo, un’altra volta: Luciano Spalletti cerca di spronarlo, ma quando gli viene data l’occasione, butta al vento qualsiasi opportunità di farsi vedere. Citofonare alla Juventus ed a Gonzalo Higuain nel fine aprile 2018 per conferma.

Appena si presenta l’occasione, Davide saluta ancora una volta la Pinetina; i tifosi nerazzurri lo acclamano, perché è grazie a lui (e al giovanissimo Zaniolo) se Nainggolan arriva a Milano. A posteriori, però, forse Santon ci ha solo guadagnato da quello scambio: è un buon gregario nella Roma di Fonseca e si gode le piccole occasioni da titolare all’Olimpico. I fischi di San Siro, le difficoltà di Cesena, l’infortunio schock: è tutto un vago, bruttissimo, ricordo.

Davide vive il suo 29esimo compleanno nel migliore dei modi, festeggiando gli anni un giorno dopo il compleanno del 2020: auguri Davide, il nerazzurro con l’Inter tatuata sulla pelle.

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