EDITORIALE – Qualità? No. Quantità? Nemmeno. Spalletti: chi siamo noi?

Il tecnico nerazzurro, ai microfoni di Premium Sport, ha sottolineato come l’Inter abbia una carenza di qualità. Discorso ripreso ma ribaltato da Antonio Candreva che ne ha modificato la forma, tentando di dare un nuovo senso alla sostanza, ma senza riuscirci. Gli interrogativi restano e le certezze latitano.

SENZA QUALITA’

Quello che doveva essere un centrocampo di impostazione ed assalto si è rivelato decisamente un buco nell’acqua in questa seconda parte di stagione. Gagliardini e Vecino hanno messo in campo l’ombra di se stessi, annullandosi a vicenda. Questione terzini mai risolta del tutto: l’unica certezza è quella di Nagatomo, che ha scelto di andare via a caccia del Mondiale. Terzini perennemente in divenire: quattro esterni e nessuno in grado di giocare a sinistra senza sbavature. Questione trequartista risolta solo a pochi giorni dalla fine del mercato, con Rafinha ancora ad autonomia limitata. E’ un’Inter dalle ali ancora spezzate, in attesa ormai spasmodica di Perisic e Candreva, con Karamoh ancora incapace di dare garanzie. E i top dove sono?

UN(D)ICI

Dall’astinenza da qualità ci sentiamo di escludere due, forse tre, giocatori. Il capitano Mauro Icardi, corteggiato dai migliori club europei e con il Mondiale all’orizzonte, è la vera ed unica certezza di questa Inter. Con lui, la giovanissima rivelazione che porta il nome di Milan Skriniar, con lo slovacco sempre più protagonista in campo con la maglia nerazzurra. Con loro due, Samir Handanovic a fasi alterne: con gli occhi aperti diventa insuperabile, ma quando stacca la spina ce n’è per tutti. Nove su undici nella formazione ideale di Spalletti non sono da Inter, inutile girarci intorno. Il tecnico ieri sera ha semplicemente tolto il coperchio da un vaso di Pandora che però non scopre altarini ne rivela segreti.

COSA SIAMO?

Questa è l’Inter, se vi pare. Un barlume di qualità è arrivata a gennaio da Barcellona, ma la corrente alternata di Rafinha costringe il brasiliano a giocare troppo spesso senza lucidità. Per il resto, il livello è pressochè identico per tutti, con Perisic che ha cancellato tutto il buono raccolto i primi quattro mesi e Cancelo che preferisce i tocchi di classe alle diagonali. Ora sta ai calciatori tirare fuori tutto ciò che hanno, compensando con il cuore lì dove non può arrivare il talento. Di quantità non ne parliamo, perchè tornano in mente l’emergenza Santon come difensore centrale e l’ingresso puntuale di Eder come sola alternativa offensiva. Chi siamo noi? Undici ragazzi che quando scelgono di essere squadra portano a casa risultati, ma che quando giocano a cuore spento rendono vita facile a chiunque. L’eterna incostanza nerazzurra, per intenderci, ma stavolta anche senza qualità?

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