Eder: “Mi sono sempre allenato per farmi trovare pronto. L’Inter…”

Il protagonista della puntata odierna di Drive Inter è Eder. L’attaccante nerazzurro si è raccontato ai microfoni di Inter Tv, svelando alcune curiosità.

LE DICHIARAZIONI DI EDER

“I social creano un rapporto con i tifosi. Ci sono quelli che ti scrivono il loro pensiero, nel calcio tu non puoi fare contenti tutti. Chi ti scrive male, chi bene. Fa piacere questo contatto con i tifosi. Sono contento di come è iniziato il 2018. Non giocavo all’inizio, non è facile. Ma mi sono sempre allenato per farmi trovare pronto. La forza? A volte oggi un giovane ha subito opportunità belle e non ne approfitta. Chi ha fatto i sacrifici che ho fatto io e che è arrivato all’Inter che è una grande squadra con tantissimi tifosi, non può lamentarsi. Anche se ci sono momenti difficili devi allenarti bene, è il mio lavoro. Al di là del fatto che non ho giocato sempre. A volte, non dico bugie, non ero contento di non giocare. Ma non mi sono mai buttato giù e mi sono sempre allenato al 100%.

“Eder è il nome di un ex calciatore brasiliano, lui giocava nel Vasco de Gama e mio papà era un suo tifoso. Mi regalavano sempre palloni a Natale e Pasqua. Sono felice di portare il suo nome e di essere riuscito a fare il calciatore. Messi, Cristiano e Neymar sono i tre fuori categoria. I numeri che hanno loro sono impressionanti. Neymar che è più giovane, Cristiano che batte ogni record e Messi non ne parliamo neanche. A volte pensano che sia facile, ma sono giocatori che fanno 70 partite all’anno: è tosta. Sono esempi da seguire. Sono quelli che nel calcio di oggi fanno impressione. Quando ero bambino mi piaceva Ronaldo, l’idolo un po’ di tutti. Era quello che mi faceva sognare. Anche Ronaldinho. Ma Ronaldo era una cosa incredibile. Quando ero all’Empoli sono venuto a giocare a San Siro nel 2007. Ero in panchina che lo guardavo, vederlo giocare era veramente bello.

“Nazionale Italiana? L’ho fatto perché 15 anni ho vissuto in Brasile e 15 qui in Italia. I miei nonni mi parlavano in italiano. A volte il destino è incredibile. Calcisticamente sono cresciuto qui. A una chiamata così per una nazionale così importante non si può dire di no. Non ho mai avuto dubbi. Mi sento italiano. La mia famiglia, mio figlio è cresciuto qui”.

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