Sturridge, dal top con Rogers al flop con Klopp

Daniel Sturridge non ha mezze misure. O fa stagioni da campione o altre in cui è comprimario. Il tutto dipende dalla sua fiducia nei tecnici, con Brendan Rodgers è stato super, con Jurgen Klopp un vero flop, con un feeling mai nato con l’allenatore tedesco.

Chi è Sturridge, da comprimario a macchina da gol

La Gazzetta dello Sport traccia un profilo di Daniel Sturridge. Gol e infortuni. Egoista in campo, solidale nella vita. Daniel Sturridge è uno, nessuno, centomila. Origini giamaicane, luogo di nascita Birmingham, accademia nell’Aston
Villa, lancio nel grande calcio con il Manchester City, i passaggi nel Chelsea e nel Bolton, la consacrazione a Liverpool. Il football scorre nel sangue della famiglia Sturridge: gli zii Dean e Simon sono stati giocatori e in nome del primo, Daniel da bambino tifò Derby County.
Quando zio Dean cambiò maglia, anche Daniel cambiò squadra: divenne un fan dell’Arsenal.
Sulle scelte religiose, nessun mutamento: è fervente cristiano e sostiene diverse attività benefiche.

Il meglio di Sturridge è targato Liverpool. Lasciò il Chelsea nel gennaio 2013: i Reds pagarono 15 milioni di euro il suo cartellino. Con Roberto Di Matteo non si era mai preso: l’allenatore italiano lo rimproverò spesso per eccesso di egoismo. Con Benitez non giocò mai: quando arrivò lo spagnolo, era infortunato. A Liverpool trovò in Brendan Rodgers il manager perfetto per lui: fiducia, pacche sulle spalle, una maglia da titolare.
Il gol al Mansfield Town nell’esordio, terzo turno di FA Cup, il 6 gennaio 2013, fu il suo buongiorno. Lo scivolone di Gerrard all’Anfield con il Chelsea, impedì al Liverpool di vincere la Premier e a Sturridge di conquistare il primo titolo inglese.
La sua miglior stagione fu proprio quella in cui i Reds sfiorarono l’impresa: 33 presenze e 24 gol. La chiave di lettura è semplice: un’annata senza problemi fisici. Dal 2014 in poi, i guai muscolari hanno reso il suo percorso un saliscendi: male nel 2014/­2015, discreto il 2015/­2016. Ma è in questa stagione che sorge una questione
che non si rivelerà cosa da poco: il rapporto conflittuale con Jurgen Klopp.
L’allenatore tedesco ama i centravanti alla Firmino: meno gol, ma più partecipazione al gioco.
Sturridge è un pirata dell’area: quando vede la porta, vuole abbatterla. La rete nella finale di Europa League persa 3-­1 a Basilea dai Reds con il Siviglia è uno spot del suo calcio: un colpo di frusta, da campione vero.

Gli ultimi diciotto mesi sono stati segnati da cedimenti muscolari e dai tormenti con Klopp. Sturridge ha perso di vista la nazionale, dove fu lanciato nel 2011 da Fabio Capello che stravedeva per lui: orgoglioso, sfrontato, lottatore. Un centravanti vecchia maniera, buon amico di Balotelli quando Mario giocò con i Reds.
Uno che vale la scommessa: se il motore gira, è una macchina da gol.

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