“Eppure una notte dura solo una notte, fra poco sarà giorno e sarà tutto finito!”
In realtà l’oscurità insieme alle sorprese sembrava non dovessero terminare mai e poi quella frase prima di scomparire “Qualcun altro verrà…” non lo lasciava certo tranquillo.
Il Biscione era inquieto, frastornato per ciò che aveva visto e preoccupato per ciò che sarebbe potuto succedere, ma provò ugualmente a riaccoccolarsi a letto e riprendere il riposo.
Ma non fece a tempo a chiudere gli occhi che fu ridestato da un click, seguito dal rumore sommesso di passi. Delicate, quasi felpate, ma falcate decise e continue.
Spalancò immediatamente gli occhi, diresse lo sguardo sulla porta e vide spuntare un fronte, ampia, molto ampia, sproporzionata e solcata da una decina di rughe che facevano apparire la pelle come un oceano solcato da mille onde, poi apparve una testa glabra, senza il ben che minimo cenno di peluria e a pensarci bene neppure quella era tanto piccolo. Piano piano si palesarono anche il viso e tutto il resto del corpo: “Buonanotte, è un onore essere qui. Per non disturbare ho lasciato la macchina nella stanza accanto a quella dei trofei, mai avrei voluto sfiorarli o ancor più rovinarli. Sono un miraggio, un’idea, un’utopia, un sogno…Non sono mai stato davanti a cotanta storia e bellezza, ma io sono Luciano, il Presente e ora è proprio tempo di andare…”.
Il Biscione rimase basito, quello strano spirito tutto fronte faceva strani giri di parole, incespicava, usava un lessico non dei più forbiti e proponeva metafore quantomai azzardate, ma tanta era la gentilezza, l’eleganza e la cortesia di quella voce quanto la sua fermezza e la sua consapevolezza. Non vi erano tracce di imbarazzo, anche la mano che lo prese per una spira era ferma e fiera e non poté far altro che seguirlo.
Ma il tempo è tiranno e non se ne può sprecare, Luciano tacque per alcuni secondi, pochi, pochissimi, giusto il tempo per riagguantare il Biscione per la sua spira centrale, iniziare a correre e mostrargli immagini dolci e oscene, lusinghiere e terribili.
Davanti agli occhi del Biscione non si presentarono più banche, creditori, usurai e tagliagole, vide anche un piccolo esemplare di Yellaticus indonesiano, tipico bipede dell’arcipelago asiatico che si aggira con una mano sui testicoli mentre nell’altra tiene un pallone da basket, divoratore di dollarus o in alternativa ghiotto di montagne di eurolus, che si allontanava da San Siro, ma rimase alquanto turbato da due panda giganti armati di falci e martelli, avvolti in bandiere rosse con le stelle gialle, che impedivano l’ingresso ad un enorme portone verde caratterizzato da un enorme scritta Yuan.
“Ora stringiti forte a me!” gli consigliò l’uomofronte al Biscione sempre più inorridito ma al contempo curioso e gli si mostrarono nell’ordine: Santon, Nagatomo, D’Ambrosio, Dalbert, Ranocchia, Joao Mario, Cancelo, Karamoh, Eder, più distante, davanti ad una porta semiaperta illuminata a metà, stava il mostro Ausilicus che mentre rideva abbracciava Kondogbia e Gabigol pronti a scattare.
Il Biscione rabbrividì e si strinse più forte che poté a LucianOne che lo accarezzò, sorrise e gli disse: “Non preoccuparti, il mostro Ausilicus sarà sconfitto da Walter Tobacco”. Poi iniziò a parlare ininterrottamente con lui e con tutti i microfoni immaginari che si possano pensare. Ma tra le tante parole il Biscione ne ricordò solo alcune: “Ora noi siamo #senzatregua, vogliamo vincere, dobbiamo vincere ed è ciò che faremo, rimanendo testardi, diversi, unici, Pazzi”.