Combattere a morsi i fantasmi: le due facce dell’Inter di Spalletti

Novanta minuti di limiti e potenzialità. La gara di ieri contro l’Udinese ha tolto tutte le maschere dal volto dell’Inter e ha puntato i riflettori sui due volti dell’undici di Spalletti. La differenza tra il primo ed il secondo tempo contro i friulani è netta ed evidente, dall’approccio alla disposizione tattica. Ma quanto visto nella gara di San Siro non è tutto da buttare. E dei primi quarantacinque minuti, molti di essi sono da prendere come esempio.

RABBIA SENZA CINISMO

Inizio così così, primo grande svarione difensivo e rabbia formato Icardi. La prima frazione contro l’Udinese ha visto protagoniste tutte le potenzialità nerazzurre dopo dieci minuti, anzi quattordici, di ritardo. Il gol di Kevin Lasagna, su errore di Santon e leggera dormita di Skriniar, ha aperto la strada a tutto lo strapotere nerazzurro. Protagonisti gli esterni, con Perisic e Candreva costantemente in surplus sui terzini bianconeri. E soprattutto Mauro Icardi, affamato come sempre nell’azzannare la preda. Pericoli su pericoli che nascono anche dal piede di Brozovic, ma che però chiudono il primo tempo solo sul pari.

SPETTRI CHE RITORNANO

Dal primo secondo della ripresa, quella vista in campo è indubbiamente l’Inter dello scorso anno. Inconcludente e troppo spesso a guardare l’undici di Oddo conquistare metri e concludere le occasioni verso Handanovic. Emergono i soliti vecchi problemi, solo sepolti come polvere sotto un tappeto e pronti a tornare alla luce. Santon lontano parente di quello ‘rinato’ per mano di Spalletti, con due dei tre gol incassati che pesano sulla coscienza. E nel momento del bisogno, vengono meno le forze fresche: zero contributi da una panchina corta e con poca qualità. Due facce di un solo undici, affamato ma ad occhi chiusi. E le incertezze diventano armi letali.

 

Fonte foto: screenshot

 

 

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