Santon e Ranocchia, i simboli del miracolo psicologico di Luciano Spalletti

La partita di San Siro ha dato molte indicazioni sul rendimento di due giocatori finora esclusi, ma ottimi contro il Chievo: Davide Santon ed Andrea Ranocchia. Due giocatori rivitalizzati da Luciano Spalletti.

SANTON E RANOCCHIA, I PAZIENTI DI LUCIANO SPALLETTI

Tutti i tifosi nerazzurri, al giallo con diffida di Miranda a Cagliari, hanno gridato al pericolo, dovendo assistere in Inter-Chievo alla prima presenza dal 1′ di Andrea Ranocchia. Al termine del match, però, la valutazione è decisamente positiva. Il tecnico dell’Inter, in estate, lo ha coccolato, proteggendolo dalle critiche. Lui, ad onor del vero professionista al 100% nella gioia e nel dolore, è riuscito a ripagare in pieno il suo tecnico, con un’ottima prestazione. Contro gente come Inglese e Meggiorini, forti di testa, Ranocchia ha svettato su tutti, sia in attacco che in difesa. Ha più volte sfiorato il gol di testa da corner, annullando il futuro attaccante del Napoli, autore non a caso di una sola incornata in tutti i 90′. L’unico neo è il cartellino giallo per un fallo stupido, con l’avversario spalle alla porta. Piccolo neo che non può macchiare una grande prestazione di Ranocchia, pronto a riprendersi l’Inter.

Se l’ex Bari è stata una sorpresa, inizia pian piano a non esserlo più Davide Santon. Terza partita di fila dal primo minuto, e davvero un’ottima prestazione. Parte del merito sull’1-0 è suo. Il terzino, con la mente sgombra proprio grazie alla fiducia di Spalletti e alle buone prestazioni con Torino (nonostante l’1-1) e Cagliari, ha trovato la lucidità e, diciamolo, il coraggio per tirare, in occasione della respinta di Sorrentino e del tap-in di Perisic per il vantaggio nerazzurro. Cose che, in altre partite (una a caso: Atalanta-Inter 2-1, rigore provocato dall’ex Newcastle), non si sarebbero mai viste. Certo, bello quando gira tutto bene, ma lui ha saputo cogliere la palla al balzo. E con lui altri giocatori come Brozovic, superbo nonostante non timbri il cartellino contro il Chievo. L’ennesima riprova che, nel calcio, quello che non fanno le gambe, lo fa la testa.

Fonte foto: screenshot

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