L’ALBA DEL GIORNO DOPO – Un brusco risveglio

L’alba del giorno dopo, a San Siro, è delle più cupe. Il match con la Sampdoria doveva essere la partita del riscatto, della ritrovata rincorsa al terzo posto. E’ diventato l’ennesimo capitolo di una stagione da dimenticare, che ora rischia di peggiorare ulteriormente. Dalla Champions, si passa all’Europa League. Classifica alla mano, non da difendere. Da conquistare.

L’ALBA DEL GIORNO DOPO: SVEGLIATECI DA QUEST’INCUBO

Mai come oggi, la partita di ieri sera, insieme a tutte le conseguenze del caso e all’incredulità delle ore successive, si può accostare ad un film che riecheggia il nostro titolone. Si tratta di “The day after tomorrow – L’alba del giorno dopo”. Un riassunto in poche parole: un film catastrofico. Ricorda qualcosa? Nel match di San Siro di ieri sera, si è visto di tutto. Uno tsunami di errori, un uragano di opportunità per la Sampdoria, il gelo sugli spalti dopo il rigore di Quagliarella. Anche al Meazza è andato in scena una pellicola catastrofica per il popolo nerazzurro, con una differenza: il finale.

Perché se nel film l’ultima parte lascia un barlume di speranza, la partita di ieri è stata rovinata proprio dal finale. Al minuto 85, l’inspiegabile fallo di mano di Brozovic, e il rigore di Quagliarella, hanno abbattuto l’Inter. Che, con un possibile -6 dal Napoli, con lo scontro diretto e la sfida tra azzurri e biancocelesti di settimana prossima, poteva dare tutto un altro senso a questo finale di stagione. L’1-2 di ieri sera, invece, è più un monito a guardarsi indietro. Perché il Milan, con il derby da giocare, è ad un solo punto, e davanti Lazio e Atalanta corrono. Anche l’Europa League, ora, sembra un obiettivo complicato, nonostante il favore degli scontri diretti con bergamaschi e (probabilmente) con i laziali.

DALLA ZONA CESARINI-PERISIC ALL’INCUBO

Qualche mese fa, dal minuto 80 in poi, nonostante la gara fosse sul pareggio, i tifosi potevano stare tranquilli: il gol arriva. E, dati alla mano, lo faceva quasi sempre Ivan Perisic. Il croato ha segnato 3 gol fondamentali, nell’ultima parte di gioco e, spesso, anche nel recupero. Nel momento decisivo, l’ex Wolfsburg trova il guizzo decisivo: il 2-2 al 92′ nel derby con il Milan, l’1-2 di Udine al minuto 87 che ha regalato la vittoria al Friuli, il 2-1 allo stesso minuto contro il Chievo, gara poi chiusa dal sigillo finale di Eder. La domanda sorge spontanea: perché farlo uscire al minuto 78′, vale a dire poco prima del “suo” momento?

E ADESSO RIPARTIRE

Il finale, insomma, stavolta racconta ben altro: poca positività all’orizzonte, le solite (poche) speranze di una squadra, ed un pubblico, demotivati. Come un film visto e rivisto, con lo stesso finale che ormai accompagna i cinemaniaci nerazzurri dal 2012 (altro titolo di un film catastrofico…) ad oggi. La trama è semplice: si parte male, si prova a rimontare, si fallisce, si ricostruisce guardando all’anno venturo. Un ciclo perenne dalla durata quinquennale. Stavolta, però, c’è la consapevolezza che non si può sempre fare lo stesso errore. Ai nerazzurri, un altro anno così, il sesto, non serve. Ciò che serve è un discorso che porti speranza nel cuore dei tifosi. In questo senso, come in “The day after tomorrow – L’alba del giorno dopo”, serve un presidente in grado di riportare speranza. I tifosi si augurino che questo ruolo, e questa responsabilità, se la prenda Zhang Jindong. Capace di rassicurarci tanto nelle parole quanto, e qui sta il punto, nei fatti.

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