Lettera di San Valentino all’Inter: l’amore più forte di ogni ostacolo

Oggi è la festa degli innamorati. In occasione di San ValentinoSpazioInter ha voluto omaggiare la squadra nerazzurra con una lettera che rende testimonianza all’amore per questi colori.

SAN VALENTINO INTER, PENSO SUBITO A TE

Se c’è una cosa che ormai è chiara a tutti, è che San Valentino è la festa degli innamorati. Di chi prova amore. E non per forza di un’altra persona. Ci si innamora della propria donna, del proprio uomo, del proprio lavoro, della propria vita. E anche della squadra di calcio. Per questo, mi ritrovo a scriverti questa lettera, Inter, amore mio. Perché anche chi è innamorato della propria squadra può festeggiare San Valentino, e io lo faccio con te, adesso, come ormai da 15 anni a questa parte. Dalla prima volta che ho visto la sfera rotolare sull’erba di San Siro.

D’altronde, come si potrebbe non amare una squadra che ha come soprannome, tra tanti, anche La Beneamata? Perché l’Inter sa come conquistare i suoi tifosi. Nella gioia e nel dolore, nella buona e nella cattiva sorte. La ami quando vince la Champions League, la ami quando finisce dalla parte destra della classifica. E forse non è un caso se, sforzandomi al massimo, la prima partita di cui ho memoria è quel fatidico 5 maggio 2002. Ricordo le lacrime, l’amarezza, la tristezza. Ma è proprio nelle situazioni peggiori che si vede il vero amore. E da quel 5 maggio, è stata una violenta esplosione di amore nei tuoi confronti.

IO E L’INTER, PER TRE VOLTE INSIEME A SAN VALENTINO

Le occasioni per festeggiare questo inossidabile amore ci sono state, eccome. Non tutte particolarmente felici. Ma il San Valentino perfetto non esiste. 14 febbraio 2010, l’Inter di Josè Mourinho (un altro che di amori se ne intende) va in scena al San Paolo di Napoli per il posticipo di Serie A. Davanti al televisore, sempre pronto a sostenere la mia squadra del cuore, proprio il giorno in cui, in teoria, questo dovrebbe battere più forte che mai. Fu uno scialbo 0-0, ma a quei tempi era molto facile vedere il bicchiere mezzo pieno: punto conquistato su un campo difficile, da cui l’Inter era uscita sconfitta nelle ultime due occasioni. Primo posto ancora in cassaforte. Quel primo posto, salvo qualche settimana di spavento, sarà conservato, insieme ad altre due finali di un certo livello.

Tre anni dopo, l’Inter gioca il 14 febbraio 2013 in Europa League, contro i romeni del Cluj. Al tempo abbonato, ebbi l’occasione di vedere la partita da dietro la porta. Nel posto migliore. Come seduto al tavolo migliore di uno splendido ristorante come San Siro. La partita, vedendo il risultato, finì bene. L’Inter vinse 2-0, passando agli ottavi di finale. Ma dopo pochi minuti dall’inizio, vidi una scena talmente brutta da spezzare il mio cuore, che tanto forte batteva in quel momento: Milito, in fase di pressing, s’infortuna. Lesione del crociato, stagione finita. Il resto della partita l’ho passato in silenzio.

Altri tre anni dopo, capii che San Valentino inizia ad essere una brutta bestia per l’Inter. 14 febbraio 2016. I nerazzurri, ancora in lotta per un posto in Champions, giocano al Franchi contro la Fiorentina. La partita inizia bene: nerazzurri in vantaggio con Brozovic. Sembra l’inizio di una buona serata. Ma Borja Valero e Babacar mi fanno capire che, probabilmente, il giorno di San Valentino si debba soffrire più degli altri giorni. Solo così, l’amore può rafforzarsi, per superare ogni ostacolo. Perché se in 14 partite disputate a San Valentino l’Inter ne ha vinte solo 4, qualcosa dovrà pur significare.

SENZA SOFFERENZA, LA LEZIONE NON SAREBBE MAI STATA COSI’ CHIARA

A tratti il cammino è stato lungo e difficile, ma sono felice che sia andata così. Perché se non avessi sofferto per arrivare in fondo, la lezione non sarebbe stata così chiara. Dal momento che ho conosciuto l’Inter, ho capito che avrei dovuto amare questa squadra con tutto me stesso, il più a lungo possibile e che non avrei mai smesso di farlo, nemmeno per un secondo. Ho pensato a quella lezione durante tutti gli stupidi pareggi che abbiamo avuto, durante la sveglia alle cinque per le tournéé in America, durante ogni sonnolenta domenica pomeriggio, davanti a ogni ostacolo, a ogni attacco di rabbia o momento di noia o di insicurezza.

Non ho scordato la lezione, e l’ho fatto anche quando siamo finiti noni con Stramaccioni. Anche allora, in quello che può essere definito come il momento peggiore, tutto ciò che ho fatto è stato ringraziare Moratti, ringraziare Mourinho, Zanetti, ogni giocatore esistente, esistito o che mai esisterà, e l’intero universo e chiunque altro dovessi eventualmente ringraziare per aver visto quella bellissima squadra in televisione, e aver avuto il coraggio di alzarmi, avvicinarmi al televisore, alzare il volume, aprire bocca, e urlare: “FORZA INTER!

Auguri, amore mio. Auguri, Inter.

Piergiuseppe Pinto

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