EDITORIALE – Due pesi e due misure: l’ennesima sconfitta per il calcio italiano

Poteva arrivare la beffa, oltre al danno, e beffa è stata. Con le decisioni del Giudice Sportivo Mastandrea (LEGGI QUI), Perisic e Icardi saltano le prossime due partite. Per via delle squalifiche Inter che dovrà fare a meno del croato e del capitano per i match contro Empoli e Bologna. La storia recente, e non, del calcio italiano, però, non è un spot per l’uniformità di giudizio.

SQUALIFICHE INTER, LA LEGGE (NON) E’ PER TUTTI

Partiamo dalle cattive notizie. Il Giudice Sportivo Mastandrea, interpretando il referto dell’arbitro Nicola Rizzoli dopo Juventus-Inter, ha squalificato Ivan Perisic e Mauro Icardi per due giornate. Il capitano nerazzurro e il croato salteranno Inter-Empoli e Bologna-Inter. Due domeniche senza metà dell’attacco nerazzurro, linea guida per le sette vittorie consecutive sotto Stefano Pioli. 

Ora: prendete una margherita, iniziate a sfogliarla, e ripetete: “E’ più ridicola la squalifica di Icardi, è più ridicola la squalifica di Perisic”. Perché questo è l’unico modo per trovare una risposta a questo intricato enigma. Il capitano nerazzurro, al fischio finale, lancia il pallone in aria con stizza. Delusione e frustrazione postpartita, da un lato ci può stare. Ma Icardi, con una splendida prodezza balistica, da 40 metri osa spedire il pallone vicino all’arbitro (oltre che, come si legge nel comunicato, insultare un arbitro addizionale). Che, urtato dallo spostamento d’aria, chiede agli assistenti chi sia stato l’autore del lancio. Per cui, chi lancia il pallone in aria per festeggiare la vittoria, altri non è che un pericolo pubblico. Ci restano due possibilità: sperare che i giocatori pecchino di precisione, senza colpire le mani dei tifosi o il sestetto arbitrale, oppure sperare che ogni partita termini in pareggio. Una serie di 0-0 senza lodi né infamia potrebbero aiutare, in tal senso.

IVAN PERISIC, QUANDO LE PROTESTE FANNO PIU’ MALE DA LONTANO

Capitolo Perisic: qui è difficile peccare di fantasia, oltre che di memoria. Il croato si è rivolto in maniera irrispettosa all’arbitro, magari con qualche insulto, rimediando un’espulsione diretta. Che, da regolamento, può essere tradotto in due giornate. Le stesse prese da Callejon per il fallo di reazione contro il Bologna. No? Una sola giornata? Come non detto. Ma Perisic ha insultato l’arbitro, e quindi niente, ciao Empoli e ciao Bologna. Bisognerebbe dedurre che a questo arbitro non bisogna mai, MAI, mancare di rispetto.

Poi si scorre indietro nel tempo, e non si può fare altro che rimanere allibiti. 13 aprile 2008, Udinese-Roma 3-1. A partita in corso, Francesco Totti sta per concludere al limite dell’area, ma Rizzoli, che ha seguito l’azione, si pone involontariamente di mezzo, ostacolando la conclusione del capitano della Roma. Il numero 10, furioso, si scaglia contro l’arbitro, ripetendogli ben cinque volte di andare a quel paese. La sanzione? Cartellino giallo e 1000 euro di multa. A dimostrazione che, a farsi mettere i piedi in testa da un giocatore, ci si guadagna pure un iPhone 6 Plus.

GUAI AD INSULTARE RIZZOLI! MEGLIO ANDARGLI VICINO A MUSO DURO

L’ultimo precedente, in ordine cronologico, è datato 20 marzo 2016: Derby di Torino, quello del record d’imbattibilità di Buffon. Rizzoli assegna un rigore per i granata al secondo minuto della ripresa. Bonucci, evidentemente non soddisfatto, si avvicina per protestare platealmente, a voler essere generosi e riduttivi. Un frame mostra come Bonucci addirittura va a muso duro con l’arbitro. Che, nelle settimane successive, affermerà di non essere stato toccato dalla testa del difensore bianconero.

Ok, la testata non c’è. Ma protestare in quel modo è una mancanza di rispetto, tanto per la persona quanto per il ruolo che ella ricopre. Pari o superiore al giocatore che ti applaude in maniera ironica. Il regolamento parla chiaro: applauso ironico? Rosso diretto. Ma allora, perché non è consentito applaudire, ma ci si può benissimo avvicinare al direttore di gara con un quasi testa a testa? Mistero della fede. Potremmo stare qui ad elencare l’infinita quantità di proteste sanzionate e non, ma sarebbe troppo lungo. Troppi condannati, e troppi assolti, per una regola che dovrebbe creare solo una delle due categorie.

SQUALIFICHE INTER, IL RICORSO PRIMO PASSO VERSO UN OBIETTIVO: RISPETTO E COERENZA

Come accade per ogni squalifica ingiusta che si rispetti, soprattutto nel caso di Icardi, arriverà quasi certamente il ricorso dell’Inter. Che ha il dovere di dimostrare l’invalidità di questa farsa, fatta innanzitutto di un’invenzione (nel caso del capitano nerazzurro), poi di una mancanza di uniformità di giudizio (Perisic che protesta da lontano>insulti di Totti e faccia a faccia di Bonucci). La buona notizia, e quasi ironicamente verrebbe da ringraziare il cielo, è che entrambi non salteranno la sfida contro la Roma, vero crocevia della stagione nerazzurra. Che, però, è costretta dalla classifica a vivere giornata per giornata.

Infine, un appello a Jindong e Steven Zhang. I tifosi nerazzurri, immediatamente dopo lo scontato ricorso per ottenere uno sconto della pena, vi chiedono l’ennesimo miracolo. Dopo aver riportato l’Inter tra le migliori squadre d’Italia, per ammissione dello stesso Allegri, serve far rispettare l’Inter al di fuori del campo, in tribunale, nella Lega Calcio. Il che non vuol dire chiedere favoritismi. Basterebbe solo un po’ di coerenza, ed uniformità di giudizio. Che, al netto degli episodi, sfugge alla regola dell’errore umano. Perché Rizzoli, per quanto colpevole, non è il primo caso di arbitro incapace di applicare alla lettera, ed in un unico modo, il regolamento. E, purtroppo, non sarà neanche l’ultimo.

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