Inter, da Valentino a Sandro Mazzola: quando i geni del fenomeno sono di famiglia

“Una maglia bianca, quella del Real Madrid. E una frase da pelle d’oca. “Ragazzo, ho giocato contro tuo padre e tu sei degno di lui: tieni la camiseta”. Con queste parole Ferenc Puskas, uno dei giocatori più forti della storia del calcio consegnò la “sua” numero 10 a Alessandro Mazzola, per tutti Sandro, il 21enne attaccante dell’Inter che aveva appena segnato una doppietta decisiva nella finale di Coppa dei Campioni 1963-1964 vinta 3-1 dai nerazzurri contro gli spagnoli al Prater di Vienna”. Comincia così il ritratto di Valentino e Alessandro Mazzola pubblicato oggi sul sito ufficiale dell’Inter.

mazzolaPadre e figlio sono stati bandiere della nazionale italiana e hanno lasciato il segno nelle rispettive squadre, Torino e Inter. Valentino, portiere del grande Torino, ha perso la vita nel tragico incidente di Superga, mentre il Alessandro, detto Sandro, oltre ad esser stato uno splendido attaccante è divenuto dirigente della Beneamata. Mentre il campionissimo ungherese Puskas sfidò sia padre che figlio, a dodici anni di distanza.

Il “vero” esordio di Sandro Mazzola sarà nell’ottobre successivo con il Palermo. Herrera che all’inizio era scettico, sempre per via del suo fisico, lo lancia. “Tu, d’ora in poi, sei un jugador dell’Internazionale e io farò de te una grande punta” dice. E avrà ragione. Il resto è storia. Dell’Inter e del calcio italiano. Con 417 partite, 116 gol, 4 campionati, due Coppe dei Campioni, due Intercontinentali, più un Europeo con l’Italia.  Il ‘figlio di Valentino’ è diventato un grande.

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