PAGELLONE 2015/2016 ATTACCO: Genio, sregolatezza, luci, ombre e sterilità

In questa stagione l’attacco nerazzurro è stato croce e delizia della squadra. Uno dei punti di forza ed uno dei punti di debolezza. Classe, astuzia, genio, ma anche ombre e sterilità di fronte alla porta. Molte partite si sono risolte con un colpo di un solista ma molti punti si sono lasciati per strada per le troppe occasioni sciupate.
Come direbbe Mancini la base c’è, ma per l’anno prossimo bisogna lavorare e soprattutto migliorare.

Il pagellone:

Icardi 7,5: Il Killer non si discute, si ama. Dopo un avvio di stagione titubante, il capitano si è preso spesso e volentieri la squadra sulle spalle e con 16 gol e 4 assist si è confermato il cecchino che i tifosi interisti amano. In più è cresciuto anche nella personalità e nel sacrificio per il gioco di squadra. Se Thohir resisterà alle offerte di mezza Europa, l’anno prossimo, con qualche palla giocabile in più, ci potrebbe essere da divertirsi. FONDAMENTALE ed al momento INSOSTITUIBILE.

Perisic 7: Ad Ivan ci sono voluti un po’ di mesi per ambientarsi alla nuova realtà. Paese, lingua e campionato sono sempre difficili da digerire in poco tempo e complice un Mancini indeciso sulla sua posizione, all’inizio ha faticato e non poco. Appena però ha preso le misure, ha dimostrato e fatto capire a tutti perché il Wolfsburg fosse così reticente a venderlo. Ancora manca di continuità, ma intanto 9 gol e 6 assist tra campionato e coppa ed il bello sembra che debba ancora venire. (IL) TERRIBILE.

Jovetic 5: Continuità questa sconosciuta. Inizia il campionato e Jojo con un pesante numero 10 sulle spalle sembra essere la panacea a tutti i mali nerazzurri. In barba al gioco (che non c’è), il fantasista montenegrino fa spellare le mani alle migliaia di tifosi presenti a San Siro (e non solo) che pensano di aver trovato il nuovo Sneijder, addirittura più bello e più decisivo. Gol, assist, magie e l’Inter vola. Poi il ragazzo, complici alcuni infortuni ed alcuni presunti screzi nello spogliatoio, sparisce e l’Inter lo segue a ruota. Si rivede sul finale di stagione con pochi alti e molti bassi e l’espressione di Mancini sulla punizione battuta contro il Sassuolo, racchiude il giudizio di una stagione schizofrenica. Ultimo ma non meno importante è l’amaro in bocca che ha lasciato a tutti con la sua intervista nel post gara di Empoli dove ha fatto chiaramente capire, con una certa dose di ingratitudine, che se Mancini rimane, lui parte. SCHIZOFRENICO.

Ljajic 5,5: Nel caso di Adem non si può neppure pronunciare la parola continuità, né in positivo, né in negativo. Questo termine proprio non esiste. Anche Mancini dopo un primo momento ha smesso di giustificarlo e soprattutto di capirlo, o almeno a cercare di farlo. In avvio di stagione sembra la copia di Montoya, non si vede e non se ne sa nulla. Adem deve ambientarsi, Adem non si allena, sì lo fa ma in maniera sbagliata, no ora forse si allena e si sacrifica. Del giovane serbo non si capisce nulla, ma quando sembra tutto perduto ecco che riemerge dall’abisso e lo fa da fenomeno. Gol, assist, giocate pazzesche, corsa, sacrificio e l’Inter torna a respirare. Ma è un fuoco di paglia, un battito d’ali che gli vale 3 gol e altrettanti assist e mette in mostra le sue enormi capacità. Poi di nuovo il mistero e l’oblio. Se chiedeste a Mancini dove si trovi il suo gioiello, davvero non lo saprebbe. Il suo ritorno a Roma è ogni giorno più probabile. PECCATO.

Palacio-Eder-LjajicPalacio 6: Rodrigo è la boa sicura a cui aggrapparsi nei momenti di difficoltà. Non può essere schierato titolare, ma, come in tutte le stagioni, non può esser neppure lasciato a poltrire in panchina. Mancini si aggrappa a lui spesso ed anche se l’età non è più dalla sua, lui risponde presente. Corre, lotta, si danna l’anima e mette in campo tutta la sua voglia. La mira e la lucidità lasciano a desiderare, il fiato si fa sempre un po’ più corto, ma lui c’è e non tira mai indietro la gamba. Può essere un elemento importante in campo e soprattutto nello spogliatoio. Esperienza ed abnegazione non mancano di certo. CERTEZZA.

Biabiany 6: Speedy Gonzales il topo più veloce del West. Chi non credeva affatto in lui e chi lo vedeva titolare inamovibile e stella dei nerazzurri. Jonathan ha smentito entrambi le fazioni. Non può essere un titolare di una squadra che punta allo scudetto o comunque al vertice, ma non è neppure da dover lasciar partire a cuor leggero. Il 28enne francese ha nella velocità il suo punto di forza ed in molte partite, soprattutto con squadre molto chiuse, può essere l’arma in più. Il dribbling, la tecnica e la visione di gioco invece lasciano molto a desiderare. Alternando buone prestazioni a partite incolore, il ragazzo si è regalato 20 presenze, 1 gol e 2 assist. ALTA VELOCITA’.

Eder 4,5: L’oggetto del desiderio del Mancio nel mercato di gennaio, imprescindibile più di un centrocampista e di un terzino di qualità, a Milano lo stanno ancora aspettando. Di fatto non si è presentato nessuno. Sarà stato il freddo pungente di Appiano a congelargli gambe e testa, o forse una squadra che per lunghi tratti non ha giocato e certamente non gli forniva tutte le attenzioni che trovava con i compagni blucerchiati, fatto sta che dell’italo brasiliano che tanto bene ha fatto a Genova non si sono viste tracce. La miseria di 1 gol, un po’ di corsa e tanta panchina. Del futuro non v’è certezza ed Eder Citadin Martins non fa eccezione, anzi. ENIGMA.

Manaj s.v.: Il ragazzo ha molta qualità e molta voglia di dimostrare, Mancini però ha deciso di non bruciare le tappe. Probabile una sua partenza in prestito per farsi le ossa e per completare la sua esplosione. FUTURIBILE.

 

 

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