IC – Crespo: “Alla Lazio anni difficili. Ronaldo era di un altro pianeta”.

Sul canale Inter Channel, nella rubrica Inter Legends, a parlare è stato Hernan Crespo. L’Arma Letale, come era solito soprannominarlo e gridarlo in telecronaca Scarpini, ha parlato di tutto, dal debutto, all’addio, passando per il Parma, il Milan e gli scudetti.

L’ex numero 9 nerazzurro partendo dalla sua infanzia ha dichiarato: “Ho iniziato nel River quando avevo 6 anni e fino ai 10 anni sono stato titolarissimo. Poi gavetta, esperienza e tanta panchina, fin quando, a 17 anni sono esploso:  21 partite e 23 gol. A completare la mia esplosione ci fu la finale della Coppa Libertadores nel ’96 e le Olimpiadi”.

Poi l’arrivo in Italia, al Parma di Carlo Ancelotti ed il bomber argentino a ricordi agro-dolci, soprattutto in ottica Calciopoli: “Il Parma mi prese per 8 milioni e furono davvero bravi a farlo a quel prezzo. Il vantaggio fu fermare il miocartellino prima della Libertadores. L’avessero fatto dopo sarei costato ben diversamente. L’ambiento non fu così facile, ci volle tempo per capirmi con i miei compagni. Io non sono mai stato un fenomeno , avevo un po’ di tutto, colpo di testa, dribbling, tiro ma era frutto di tanto lavoro. A parte il primo gol a San Siro poi ci vollero mesi per disegnare un’altra volta. A non mandarmi via fu Ancelotti, che mi preferì a Zola che venne mandato al Chelsea e da gennaio in poi facemmo una cavalcata straordinaria. La partita indigesta fu contro la Juve. Andiamo in vantaggio ma poi fischiano rigore alla Juventus e…”.

 

Sul passaggio alla Lazio, Hernan ha grandi ricordi ma Dalmat gliene ha rovinati qualcuno: “Arrivai subito la loro conquista dello scudetto e squadra e giocatori erano un po’ appagati, ma con l’arrivo di Zoff cambiammo marcia e solo un Euro gol di Dalmat a Bari ci rovinò la festa. Dal secondo anno invece ci fu aria di smobilitazione. Due come Nedved e Veron se ne andarono e far rimanere la Lazio al vertice fu complicato. In estate mi chiamò il mio agente decendomi che o andavo all’Inter o al Real. Dipendeva tutto da Ronaldo”.

E lui decise dopo il 5 maggio di cambiare aria, così Hernan arrivò alla Pinetina ed ora per il fenomeno spende solo parole al miele: “Ronaldo ha cambiato il modo di vedere il calcio. Ronie era Ronie, era diverso da tutti, era un fenomeno, anzi il Fenomeno. Escluso il colpo di testa aveva ogni cosa da marziano: velocità, dribbling, visione di gioco. Camminava per il campo ma con due fiammate risolveva le partite. Proprio un’altra categoria”.

 

 

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