Mourinho e Mancini, dallo Special One a Uno Speciale

Il weekend calcistico appena volato via ha lasciato due immagini nei cuori nerazzurri, due signori brizzolati che si presentano ai microfoni dei giornalisti con sguardo diverso, il primo con aria triste e abbattuta, il secondo fiero e orgoglioso di essersi ripreso la testa del suo campionato, entrambi vincenti ma nel presente il giorno e la notte, Jose Mourinho e Roberto Mancini.

Nomini Mourinho e al tifoso interista luccicano gli occhi, Mou…Special One…Triplete….Io non sono pirla…quanti ricordi, nomini Mancini e il tifoso non ha subito un botto ma poi scudetto in era calciopoli….doppietta di Ibra….ritorno dopo la depressione mazzarriana…e piano piano iniziano a sorgere i dubbi, dovendo scegliere, a chi affido la panchina?

Tempo fa Mourinho sarebbe stato preso di peso e riportato all’Inter, lo Special One criticato e disintegrato in Premier League, non uno qualsiasi, ma uno che ha vinto la Champions con l’Inter viene umiliato perennemente da quello che era (un tempo) il suo Chelsea, con i giocatori che lo criticano appena abbassa lo sguardo, con l’esempio di Diego Costa a dire di Mou “incapace di leggere la partita“, l’equivalente di un giocatore con basso quoziente intelletivo.

Eppure un tempo per Mourinho si andava in guerra, parole di Eto’o, oggi invece in guerra si va per Roberto Mancini, il Mancio fino a ieri, Uno Speciale da oggi. Speciale si, perché dove va lui si vince ma spesso non si fa la guerra, s’inventa una scusa per denigrarlo, era cosi anche da calciatore, numero 10 istrionico, folle, arrogante, indegno per la Nazionale, quante gliene son state dette, poi va e vince due scudetti, non con Real o Barcellona ma con Sampdoria e Lazio, uno cosi deve essere speciale.

Però Mou, il grande Mou, abbacchiato per aver perso con il Bournemouth, una squadra di per sé già di difficile pronuncia, che si difende e colpisce il suo Chelsea senza neanche farlo arrabbiare, perché non riconosce più i suoi soldati, non li riconosce più perché non sono gli stessi del 22 maggio 2010, nessun Cambiasso, nessun Zanetti, nessun Milito, ma tanti comprimari pagati fior di milioni che giocano si, ma si limitano all’ordinario, cosa che attualmente per il Chelsea significa perdere spesso e volentieri, con un destino beffardo.

Il destino che oggi vede Mancini battere il Genoa dell’ex Gasperini, quello preso al posto di Mourinho, senza i gol di Icardi, perché Maurito non segna ma l’Inter vince, Diego Costa e Falcao non segnano e il Chelsea perde, ecco la differenza tra gli “Speciali“, e mentre Mourinho si gioca più che il futuro la sua credibilità contro Porto (sua prima squadra marziana) e Leicester (in panchina il vecchietto Ranieri, Mou te lo ricordi?) ecco che Mancini si sistema il ciuffo, difende a spada tratta l’Inter contro gli ex arbitri in tv, si tiene stretto l’amore per quei colori nerazzurri che l’hanno fatto rientrare in Italia con una frase che detta da Mou sarebbe diventata slogan: “Se ti chiama l’Inter non puoi dire di no“, si gode un primato da Speciale, perché se Mourinho è stato il temporale, l’amore folle che ti lascia un segno per la vita, Mancini è quello che ti terresti tutta la vita, con la certezza di avere accanto Uno Speciale.

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