Nessuno imprescindibile ma tutti importanti: il segreto di questa Inter sta nell’ampiezza della rosa

Quando si parla dell’importanza di disporre di una rosa ampia ci si riferisce alla possibilità che ogni allenatore vorrebbe avere di poter scegliere prima di ogni partita l’undici migliore da schierare in base all’avversario, con giocatori sempre a disposizioni a aventi caratteristiche varie che magari si completino a vicenda.

Mai come in questi primi due mesi di campionato l’Inter ha dimostrato di disporre di una rosa di tutto rispetto e sicuramente ampia, soprattutto vista l’assenza delle coppe. In undici giornate di campionato Mancini ha schierato ben 23 giocatori diversi, praticamente l’intera rosa tranne Vidic, Dodò, Dimarco (in realtà spesso con la Primavera) e Montoya.

Tutti hanno dimostrato di volersi far trovare sempre a disposizione del Mancio e di voler dare tutto per questa maglia. Che poi sia da comprimario o da protagonista poco importa, perchè il calcio è uno sport di squadra e i singoli hanno un’importanza relativa: è l’insieme delle individualità che fa la differenza.

Basti pensare che nello scontro diretto contro la Roma il tecnico jesino ha proposto come coppia di terzino i due che sulla carta rappresentano addirittura la terza scelta con D’Ambrosio all’esordio assoluto in stagione perchè finora dietro nelle gerarchie a Telles e Juan Jesus e a Nagatomo, alla terza presenza a vicinissimo alla partenza in estate vista la presenza di Santon e del misterioso Montoya sulla sua fascia. Ma questo è quanto: D’Ambrosio ha giocato ieri forse la miglior partita da quando è all’Inter perchè ha concesso pochissimo all’insidioso attacco della Roma dalle sue parti e anche Nagatomo ha replicato la già positiva prestazione messa in campo contro il Palermo una settimana fa. Mancini ha giustamente preferito due terzini rapidi e di buon fisico in grado di coprire costantemente entrambe le fasi per affrontare due insidie come Gervinho e Salah e la scelta ha pagato visto come è andata la partita.

Anche a centrocampo c’è stata una continua girandola di uomini in questo primo scorcio di stagione con tanti uomini a contendersi quelle due o tre maglie in mezzo: partendo da Medel e Melo fino a Guarin e Kondogbia, senza scordare Brozovic e un giovane interessante come Gnoukouri. Per quanto diversi fra loro, tutti questi centrocampisti possono ritornare utilissimi al progetto tattico di Mancini: Medel e Melo per attenzione tattica e forza fisica, Guarin per dinamismo e grinta, Kondogbia per interdizione e ripartenza (e deve ancora crescere molto).

Anche Brozovic era un giocatore che sembrava essere sparito dai radar di Mancini ma probabilmente per lo stesso croato la prestazione di ieri è stata la migliore da quando è a Milano: tanta corsa, buona qualità, pressing costante sugli avversari e velocità nel passare dalla fase difensiva a quella offensiva. Brozo ha anche sfiorato il gol nel finale con una bel tiro al volo e solo Szczesny gli ha negato la gioia della rete in una serata di grazia per lui.

Concludiamo con l’attacco: ieri è rimasto in panchina capitan Icardi, capocannoniere della scorsa Serie A e nessuno se n’è accorto. O meglio, è il tridente balcanico scelto da Mancini che ha fornito un ottimo risultato vista l’imprevedibilità di Jovetic come punta centrale e il lavoro costante sulle fasce di Perisic e Ljajic, entrambi in costante crescita. E anche chi è subentrato spesso a gara in corso come PalacioBiabiany e Manaj ha sempre dato un buon contributo.

Ecco, è un’Inter camaleontica questa. Tanti guerrieri pronti a lottare per la maglia e a dare tutto sul rettangolo di gioco agli ordini del mister. Perchè se si vuole tornare grandi al più presto occorrono serate come quella di ieri e finalmente, per una volta, i nerazzurri sono persino andati oltre le più rosee aspettative.

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