Milito: “Il Triplete è stato un sogno. Mou gran condottiero, Eto’o un campione. Sul Pallone d’oro…”

Un pezzo di storia dell’Inter, vero trascinatore della storica squadra che guidata da Mourinho ha conquistato l’Europa nel 2010: Diego Milito fra il 2009 e il 2014 è stato un pilastro dei nerazzurri, un riferimento per tutti oltre che un vero idolo per i tifosi. L’argentino, tornato in Argentina ormai un anno e mezzo fa per giocare con il Racing Avellaneda, è tornato a ripercorrere la sua esperienza nerazzurra ai microfoni della rivista Undici. Ecco le parole dell’indimenticabile Principe:

APPRODO ALL’INTER – “Ricordo che raggiunsi il gruppo negli Stati Uniti e feci la preparazione con Ibrahimovic, abbiamo anche giocato un’amichevole insieme. Onestamente, non so cosa avrebbe fatto José Mourinho, ma sarebbe stato un vero onore giocare con lui. Negli allenamenti funzionava bene! Però, non posso lamentarmi. E’ arrivato Samuel Eto’o e abbiamo fatto una stagione straordinaria”.

PRESSIONE IN NERAZZURRO – “Devo ammettere che a trent’anni l’Inter rappresentava un’incredibile opportunità di giocare in un grande club e di giocarsela in competizioni importanti che non avevo mai giocato prima. Questo spiega perché sono arrivato con una voglia enorme di far bene. E mi sono sentito da subito in sintonia col pubblico nerazzurro. A Boston, giochiamo un derby amichevole e vinciamo 2-0 con una mia doppietta e già di lì iniziai a sentirmi amato”.

PRIMO DERBY DA SOGNO – “E’ stato molto più importante vincere 4-0 alla seconda di campionato in una partita sentita come il derby: ho segnato un gol e fatto due assist. Un amore a prima vista con i tifosi a San Siro e un grande inizio di stagione per me”.

MODULO CONSOLIDATO – “In realtà, abbiamo iniziato a giocare con due centravanti e Wesley Sneijder alle spalle nel 4-3-1-2. E funzionava benissimo, fino a una partita contro il Chelsea a San Siro, negli ottavi di finale. Eravamo in difficoltà, e quindi Mourinho fa entrare Mario Balotelli e gli dice di giocare sulla fascia destra con Eto’o a sinistra. Abbiamo giocato bene e il modulo è rimasto così, con Goran Pandev a destra”. 

CONVIVENZA CON ETO’O – “Devo dire che è stato tutto fantastico con Samuel, non dipende tutto dal talento e dall’allenamento, la testa conta tanto. E in questo tipo di situazioni è proprio l’intelligenza a fare la differenza. Quella di Samuel, certo! Lui è un grande campione, ha lavorato tanto e io mi sentivo sentivo veramente privilegiato a poter giocare con lui. C’era un ottimo feeling tra noi, ci incontravamo facilmente, tiravamo i rigori a turno. Non c’è stato mai nessun problema”.

STORICO TRIPLETE – “Il Triplete è stata la vittoria dell’intelligenza e della forza di un gruppo straordinario. In questa squadra c’era una grandissima fiducia nelle nostre capacità. Sapevamo esattamente quello che stavamo facendo e poi l’obiettivo era magnifico. Era tutto riunito: l’entusiasmo del Presidente Massimo Moratti, che era come un padre per noi, la gioia dei tifosi, il sollievo dei tanti giocatori che aspettavano questa vittoria da tempo come Zanetti, Samuel, Maicon, Stankovic, Julio Cesar. Marco Materazzi, ad esempio, è stato importantissimo con la sua esperienza. Era molto allegro, sempre dell’umore giusto. Avevamo grandi talenti ma anche il tipo di giocatori che fa la differenza all’interno di un gruppo che vuole essere vincente”.

CAMBIASSO, LA MENTE – “Se parliamo di intelligenza, devo parlare del Cuchu Cambiasso. Lo conosco da quando eravamo ragazzini, allora era bellissimo vivere queste vittorie insieme. Lui ha sempre avuto un allenatore dentro. E’ un giocatore che vive per il gioco e i suoi segreti”. 

MISTER MOURINHO – “E’ lui che ha messo insieme i pezzi buoni. Un allenatore molto preparato che conosce benissimo il gioco e sa gestire ogni giocatore al meglio. Ha il dono di capire le dinamiche di ogni gruppo. Non mi va di raccontare i discorsi e i dettagli del gruppo perché credo nel rispetto dell’intimità dello spogliatoio, però Mourinho in un certo senso è riuscito a mantenere alte le nostre motivazione dal primo all’ultimo giorno. Io avevo già trent’anni, ma ho giocato quella stagione con la voglia di uno che si gioca tutto come se non avesse altre occasioni”.

NIENTE PALLONE D’ORO NEL 2010 –Non ho nessuna risposta su questo tema, non so perché. Non so cosa abbia influenzato e quello che avrebbe potuto cambiare. Però sono stato amato e rispettato ovunque sono andato. Sarò sempre grato a questo sport, non ho nessun rimpianto. Ho giocato un Mondiale, ho vinto la Champions, ho fatto due volte la Copa America, ho realizzato la maggior parte dei sogni che avevo da bambino. Mi sarebbe piaciuto giocare con Ronaldo Zinedine Zidane o essere allenato da Pep Guardiola, Carlo Ancelotti o Fabio Capello, ma sarebbe ingiusto chiedere di più. Sono assolutamente orgoglioso della mia carriera”.

 

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