Una vita da capitano e un DNA a tinte nerazzurre: oggi sono 42, tanti auguri Javier!

“Primissimo allenamento, facciamo possesso palla. Lui non la perde mai, gli resta sempre incollata al piede. Quel giorno pensai che avrebbe fatto la storia dell’Inter”. Così Beppe Bergomi commentò la prima volta di quell’argentino al ritiro nerazzurro in quel lontano 1995. E pensare che Javier Zanetti era stato acquistato dal Banfield come appendice di un altro affare più altisonante che aveva portato all’Inter il suo compagno di squadra Sebastiàn Rambert.

Il 28 luglio di quell’anno quel gracile argentino dal viso pulito arrivò quasi da ignoto al ritiro di Cavalese, accolto da appena due giornalisti e presentatosi in Trentino da solo, senza alcun accompagnatore. E chi l’avrebbe mai detto, che quel ragazzo avrebbe fatto la storia. L’esordio qualche giorno dopo sul campo del Varese dimostrò, seppur in amichevole, le qualità di quel terzino ancora sconosciuto sotto gli occhi attenti di Massimo Moratti. Da subito, gli addetti ai lavori notarono le qualità atletiche e fisiche di Javier.

Il primo gol con la maglia nerazzurra arriva il 3 dicembre contro la Cremonese e pian piano la tifoseria interista iniziò ad abituarsi alle sue note cavalcate sulla fascia e alle sue percussioni palla al piede. Gli basta una stagione per conquistare un posto da titolare in quella squadra che peraltro in campionato faticava, con piazzamenti non all’altezza delle aspettative, mentre in Europa regalava ben altre emozioni: sconfitta in finale di Coppa Uefa contro lo Schalke nel 1996, quando lo stesso Javier nella gara di ritorno non accettò la sostituzione di Hodgson e stizzito gli rispose dopo il cambio, prima di scusarsi due minuti dopo. Esito diverso invece nella finale di Parigi del 1998 in cui la Lazio fu demolita con un secco 3-0 e Zanetti segnò quello che a sua detta è il gol più importante della sua carriera.

Dalla stagione 1998-99 quel timido argentino conquistò la fascia di capitano e da quel momento, per 16 anni, non l’avrebbe mai più levata. Nonostante le annate spesso tribolate con la Pazza Inter e quel timore, da lui stesso dichiarato, di non riuscire mai ad alzare trofei con regolarità, prima o poi la svolta sarebbe arrivata. La cocente delusione del 5 maggio 2002 era stato il punto più basso ma ogni campione sa che le sconfitte aiutano solo a migliorare e spesso avvicinano alle future vittorie.

Eccoci giunti al 2005 quando Zanetti conquista da capitano il primo trofeo con l’Inter, la Coppa Italia. Trofeo che sarà seguito da una lunga caterva di titoli fra il 2005 e il 2011 soprattutto sotto la guida di Roberto Mancini prima e di Josè Mourinho poi: 5 Scudetti, 4 Coppe Italia, 4 Supercoppe Italiane, una Champions League e un Mondiale per Club. Il punto più alto viene sicuramente toccato nella magica notte di Madrid, quel 22 maggio 2010 con la vittoria contro il Bayern Monaco, che resterà scolpita per sempre nel cuore di ogni tifoso nerazzurro, insieme a quel pianto commosso del numero 4 a fine partita e a quel sorriso incredulo, quasi da bambino sognatore, che Javier stesso aveva stampato in volto nel momento di alzare al cielo la Coppa dalle grandi orecchie.

Da quel lontano 1995 fino al malinconico addio all’Inter del maggio 2014 al Bentegodi di Verona: 19 anni conditi da 858 presenze complessive in nerazzurro e da 21 reti, centinaia di cavalcate lungo la fascia, tanti trofei vinti, infinite battaglie e due colori sempre presenti in quel DNA argentino ma di chiare origini italiche: il nero e l’azzurro. E oggi, il Capitano per eccellenza, l’eterno numero 4, il nostro vice-presidente compie 42 anni: tanti auguri Pupi

La stessa società Inter ha voluto omaggiare Javier con questo video sul sito ufficiale:

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