Giacinto Facchetti, la storia e l’immagine interista dentro e fuori dal campo

Al giorno d’oggi nel mondo del calcio è sempre più difficile e raro trovare un giocatore che rappresenti il volto e l’immagine della squadra in cui gioca. Le bandiere infatti, sembrano essere ormai in via d’estinzione, tolta forse qualche isolata eccezione che comunque non ha la forza e gli argomenti per confutare questa triste tesi. Nell’universo interista Il primo a ricoprire questo, ormai scomparso, ruolo è stato sicuramente Giacinto Facchetti.

La sua luminosa carriera inizia nella squadra di calcio del sua paese natale, la Trevigliese, dove gioca da attaccante. Il suo fisico imponente e il grande atletismo non passano inosservati, infatti Helenio Herrera lo porta all’Inter per il finale di stagione 1960/1961. Qui Giacinto viene arretrato a terzino d’attacco, così da poter sfruttare la sua grande corsa (fa i 100 metri in 11 secondi netti) e il suo spiccato fiuto per il goal e per il gioco offensivo, visti i trascorsi da centroavanti. Esordisce quindi in Serie A il 21 maggio del 1961 in un Roma-Inter vinto 0-2 dai nerazzurri. Facchetti diventerà così, assieme a Mario Corso e Sandro Mazzola, una delle colonne portanti della ‘Grande Inter‘, squadra capace di conquistare 4 scudetti, 2 Coppe dei Campioni, 2 Coppe Intercontinentali e una Coppa Italia.

Dopo 18 anni in nerazzurro, nel 1978 a 36 anni annuncia il suo ritiro dal calcio giocato e inizia la carriera dirigenziale. Diventa infatti prima direttore generale e poi direttore sportivo nell’Inter di Massimo Moratti, vice presidente dopo la morte di Giuseppe Prisco e presidente il 19 Gennaio 2004 dopo le dimissioni di Moratti. In questi anni vince uno scudetto, due Coppe Italia e due Supercoppe Italiane. Da alcuni mesi malato di tumore al pancreas, si spegne tristemente a Milano il 4 settembre 2006 ed è sepolto nel cimitero della sua Treviglio.

Il palmarés di Giacinto Facchetti parla chiaro: 4 scudetti, 2 Coppe dei Campioni e 2 Coppe Intercontinentali da giocatore e uno scudetto e 2 Coppe Italia da dirigente. Nel 2006 viene inoltre inserito nelle Leggende del Calcio dalla Golden Foot. Ma i trofei e i riconoscimenti dicono tutto e nulla. Giacinto infatti resterà per sempre nell’immaginario e nei cuori dei tifosi interisti e degli appassionati di calcio in generale, sopratutto per la sua lealtà, correttezza e senso di appartenenza che ne fanno un’icona e un simbolo di questo sport.

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