Gazza TV – Mancini a tutto campo: “Il mio ritorno; lo sfogo con il Liverpool; Mourinho e…”

Roberto Mancini a tutto tondo: il tecnico di Jesi è stato ospite questa sera a Gazzetta tv, all’interno del programma Condò Confidential, rilasciando una lunga intervista, che lo ha portato ad esprimersi su diversi temi, cominciando dal suo passato da calciatore e, ovviamente, toccando anche questioni inerenti la sua l’Inter:

Sacchi ti disse che avresti fatto il vice di Roberto Baggio, quanto ti è costato questo ruolo?
“Non è stato facile, ma lui  è stato onesto con me ed io alla fine ho acettato“.

Hai fatto arrabbiare Bearzot nel mondiale 86…
“Sì, è vero, ero in giro per New York con altri giocatori più grandi di me, era la mia prima volta ed ero affascinato dall’atmosfera che si era creata. Ero giovane…”.

Il giorno prima del tuo ritorno all’Inter si parlava di un tuo possibile ingaggio al Psg, era una bugia?
No, era vero, in quel momento stavo aspettando alcune soluzioni estere, non mi aspettavo una chiamata dall’inter, poi è arrivata ed ho fatto anche questa…”.

Pensavi di fare meglio in questi primi mesi all’Inter?
Sì, come risultati di sicuro, ma questa squadra è stata l’unica, da quando alleno, che sia migliorata così tanto dal punto di vista del gioco e della personalità, in così poco tempo. Meglio del City, o del Galatasaray e forse addirittura della mia prima Inter”.

Meglio da calciatore o da allenatore?
“Sono situazioni differenti. Da calciatore molte cose ti vengono naturali, con grandi colpi puoi far vedere chi sei, quali sono le tue qualità, mentre da allenatore vieni giudicato solo per i risultati.
Il fatto di essere stato un calciatore mi ha sicuramente aiutato nel mio attuale mestiere”.

Ci racconti un aneddoto su Boskov?
Durante i miei primi tempi alla Samp, in una riunione pre partita, lui mi disse che mi avrebbe schierato come centravanti e io gli dissi: “No mister io non gioco attaccante” così lui mi mise come punta libera”.

È vero che hai anche avuto alcune discussioni con i tuoi allenatori precedenti proprio in merito a questo tema?
Sì, ne ho avute, è vero. Io non ero un centravanti, anche se alcuni mi vedevano bene in quel ruolo, ma io volevo essere libero di giocare su tutto il fronte d’attacco”.

Mantovani ti faceva arrabbiare?
“Con lui i contratti erano qualcosa di incredibile, ti invitava a casa, organizzava grandi serate e alla fine… Mi dava sempre meno di Vialli. Lo faceva per farmi innervosire ma voleva bene a tutti quanti”

Un aneddoto su Vialli invece?
Siamo sempre stati grandi amici, anche se ora ci vediamo meno. Una volta non ci siamo parlati perchè in allenamento abbiamo discusso per una sciocchezza, poi gli ho fatto un assist e tutto passò.”

Cosa sarebbe cambiato se, da calciatore, avessi giocato al Milan o alla Juve?
“Probabilmente sarei cresciuto più in fretta e credo che avrei vinto di più, ma così facendo non avrei vissuto anni magnifici con persone fantastiche alla Sampdoria, ma è stato bellissimo così”.

Ci spieghi il perchè del tuo sfogo post Liverpool?
“C’erano cose che si trascinavano da tempo e quella sera sono esploso. In quel momento, probabilmente, Moratti ha chiamato Mourinho. A me passò subito ma il presidente ormai aveva scelto un altro”.

Gioia polemica a Parma?
“No, assolutamente, semplicemente c’era molta tensione perchè avevamo perso tanti punti sulla Roma, ma poi è andata bene.
Abbiamo poi perso la finale di coppa Italia e il giorno dopo ho letto sul giornale che forse mi avrebbero esonerato, poco dopo Moratti mi ha chiamato e me lo ha comunicato”.

Cosa pensi di Mou?
“E’ un grande allenatore, non vinci così tanto se non sei bravo. Qualunque allenatore sarebbe stato geloso del triplete, ma credo sia normale.”

Il 6-1 all’ Old Trafford con il City è stata la tua impresa più bella da allenatore?
“E’ un bel ricordo, abbiamo battuto il Manchester, che stava dominando il campionato ed ho fatto arrabbiare Ferguson.
Però, nonostante questa impresa, abbiamo vinto il campionato all’ultimo secondo, un’emozione unica, fu un anno incredibile finito in modo irripetibile0.

Un tuo ricordo d’infanzia?
“Sicuramente quando la mia famiglia mi portò a Casteldebole. Fu un momento bellissimo per uno che vuol fare il calciatore, però a 13 anni ero lontano dai miei cari e non è fu facile, ma era il mio sogno e quindi l’ho inseguito fino in fondo”.

 

 

 

 

 

 

 

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