Presidente, è arrivato il momento di un segnale forte

Doccia fredda, gelata. Le parole dell’agente di Yaya Tourè che sembrano blindare a Manchester il pupillo di Mancini. Verità o gioco delle parti? É la domanda che tutti gli interisti in questo momento si stanno facendo. Si dice sia solo una strategia per non esplicitare ai tifosi dei citizens la volontà del giocatore di andare via, ma considerando che il centrocampista ivoriano si era promesso all’Inter e al suo tecnico e si parla molto anche del famoso articolo 17, con il quale Yaya potrebbe svincolarsi dal club, allora tutto questo teatrino avrebbe poi senso? La soluzione più probabile è invece quella che nessun nerazzurro vuole sentire, quella a cui nessun tifoso vuole credere: non verrà. E un altro giocatore sfuma, dopo Dybala. L’Inter ha davvero perso quell’appeal che aveva un tempo e che portava a Milano i grandi campioni? Ebbene si. Bisogna ripartire dai giovani, dai nostri giovani di talento e dai giovani promettenti in giro per il mondo. Perché i grandi campioni vogliono recitare su grandi palchi, i campioni vogliono la Champions League. Anche le parole di Marco Tronchetti Provera, in merito al rinnovo con lo sponsor Pirelli che ormai da 21 anni è impresso sul petto dei giocatori, sono state chiare: ”Se l’Inter non va in Europa, per noi non ha senso continuare”, e come dargli torto. La soluzione a questa situazione è chiara a tutti, soprattutto a Mancini che sta cercando in tutti i modi di spiegarlo a Thohir: bisogna spendere i soldi. Il paradigma è lampante: soldi uguale giocatori di livello, giocatori di livello uguale piazzamento in Champions League, Champions League uguale soldi e giocatori di livello e il cerchio si chiude. Il tentativo di pareggiare l’offerta della Juventus per Dybala e gli sforzi che nonostante tutto si sono fatti e si stanno facendo per Tourè danno già qualche speranza, ma purtroppo ancora senza alcun risultato. Ad oggi, oltre alle belle parole in questo anno e mezzo di gestione, il presidente Thohir ha dimostrato ben poco. E mi dispiace dirlo, ma se la piazza milanese non da tempo a giocatori e allenatori, non la darà nemmeno a lei caro presidente. Ora ci vogliono solo fatti.

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