CorSera – Thohir: “Mazzarri è un brav’uomo, Mancini qualcosa di più. La prossima stagione…”

Reduce da un pareggio nel derby Erick Thohir parla al Corriere della Sera spiegando il suo punto di vista in una stagione avara di soddisfazioni che tra le altre cose ha visto il primo cambio di allenatore nella sua gestione.

L’ottimismo di Thohir non viene mai a mancare: “Credo nel calcio italiano e credo sia fondamentale che il calcio italiano definisca una strategia per tornare competitivo a livello globale. Per crescere servono regole, decisioni collettive. E serve fare in fretta, perché il mondo corre e se ti fermi sei perduto. Ho parlato con altri presidenti, mi sembrano persone con la mente aperta. Alcuni passi importanti sono già stati fatti, certo dobbiamo abituarci a pensare all’interesse collettivo. Io voglio cose che convengano all’Inter, ma anche che convengano alla serie A, che spesso coincidono. E servono regole, per evitare altri casi come quello del Parma, una storia che pesa sull’immagine del nostro calcio. Serve un campionato a 18 squadre, il tetto alle rose: con 25 giocatori, si gestirebbe
meglio il monte stipendi e si potrebbe avere più qualità. La Premier inglese in questo momento è fuori portata, ma la serie A non deve stare dietro a Liga e Bundesliga“.

Voglia di cambiare mentalità, questo ha sempre spiegato Thohir, a cui viene chiesto un parere sulle recenti critiche su Pallotta dei tifosi romanisti e anche qui il tycoon si dimostra con le idee chiare: “Noi dobbiamo rispettare i tifosi, che soffrono per i nostri cattivi risultati, ma i tifosi devono rispettare il club e chi lavora per il club. Anche Mourinho è stato fischiato, neppure lui è Superman e Mancini, che è amato dagli interisti, non è Spiderman. Per avere risultati servono tempo rispetto reciproco. Se non c’è questo, servono regole per impedire che accadano certe cose“.

Tifosi interisti che hanno certo vissuto una stagione travagliata, che Thohir riassume cosi, ancora con la voglia di lottare: “Nessuno di noi è contento di come stanno andando le cose. Perdere è dura, soffrono i tifosi e soffriamo tutti noi; è anche difficile accettare un pareggio come quello del derby, perché la squadra aveva giocato bene e avrebbe meritato la vittoria. Ma nessuno ha intenzione di arrendersi, bisogna rimettersi subito al lavoro. Se ti impegni e fatichi, alla fine le sfide le vinci. I nostri tifosi li voglio ringraziare per come hanno riempito San Siro per il derby e ringrazio Mancini per come aveva preparato la partita. Lui è coraggioso e ambizioso, e questo mi piace molto.
Ma tutti noi siamo ambiziosi. La prossima stagione sarà molto importante: Mancini avrà una squadra disegnata da lui fin dall’inizio, dobbiamo dare tempo all’allenatore e questa estate il tempo ci sarà. Ricordo però che mancano 7 partite alla fine e non si sa mai cosa può succedere“.

Io sono il presidente, il primo tifoso, il primo a soffrire. Credo che quando si inizia una nuova avventura, quando uno diventa presidente dell’Inter, come è capitato a me, prima di tutto ci siano le responsabilità, non la pubblicità, mi interessa che chi lavora con me sia contento.
Questa è la lezione che mi ha dato mio padre. Mi ha sempre detto che non è la fama che conta, e nemmeno i soldi, quello che conta è la responsabilità: fare crescere la compagnia, farla stare bene e far stare bene le persone che lavorano per te“.

Su responsabilità e far star bene l’ambiente nerazzurro il pensiero va al cambio tecnico, via Mazzarri, dentro Mancini: “Non credo sia giusto fare paragoni. Ho scelto, abbiamo fatto una scelta, per una lunga serie di motivi e quando sei alla guida di un’azienda, di un club devi prendere delle decisioni per il bene della società. Mazzarri è una
brava persona, ha sempre lavorato duro; se abbiamo scelto Mancini è perché crediamo che lui sia la persona che può portarci a vincere dei trofei. Lasciatemelo dire in inglese: Mazzarri good man, Mancini something better (Mazzarri è un brav’uomo, Mancini qualcosa di più, ndr).

L’ambiente dell’Inter spesso è stato incandescente, anche Thohir si è accorto di questo e spiega la sua strategia: “Ho cercato, e cerco, di scegliere le persone migliori. Ho bisogno di persone in gamba per raggiungere l’obiettivo di riportare l’Inter nelle 10 squadre più importanti del mondo. Quando

sono arrivati Michael Bolingbroke (l’a.d. nerazzurro) e Michael Williamson (responsabile Amministrazione, finanza e controllo) ho detto loro: benvenuti nella giungla. È il mio modo scherzoso di accogliere le persone che assumo, l’ho sempre fatto, è un modo per dire che la sfida ha inizio. Io non posso essere sempre in Italia, ma i miei manager li sento ogni giorno. Stiamo lavorando, i risultati arriveranno“.

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