Ufficiale il fallimento del Parma: non è il primo grande club a fallire. In passato..

Una notizia che fa male, per il sistema calcio si, ma anche e soprattutto dal punto di vista umano: giocatori, tifosi, magazzinieri, allenatore, tutti davano l’anima per una società che, per varie colpe, è finita nel baratro. Stiamo parlando del Parma, che domenica probabilmente scenderà comunque in campo contro il Torino, ma parlare di calcio in momenti come questi diventa veramente difficile. Intanto sono stati nominati due curatori fallimentari, con esercizio provvisorio.

Purtroppo, non è la prima volta che una società storica (quale il Parma) deve ricominciare da zero. Alcuni dei casi più evidenti sono quelli di Napoli e Fiorentina. I partenopei fallirono nel 2004: il club fu rilevato da De Laurentiis e, ripartito dalla terza serie, riuscì nel 2007 ad essere promossa in Serie A. Negli anni successivi i successi che tutti sappiamo: due Coppe Italia e una Supercoppa Italiana, oltre a prestazioni esaltanti e degne di nota in Champions League. Per quanto riguarda la Viola, dopo la stagione 2001/2002 (che la vide retrocedere in Serie B) fallì a causa dei mancati pagamenti: non bastarono le cessioni illustri di Batistuta, Rui Costa e Toldo a sanare una situazione finanziaria disastrosa. Ma pochi anni dopo, nella stagione 2003/2004, la squadra riuscì a tornare in Serie A. Il resto è noto: non trofei, ma campionati ed esperienze europee importantissime, fino ad essersi giocata la Coppa Italia dello scorso anno proprio contro il Napoli.

Ma oltre a loro, anche tante altre società che hanno fatto la storia del calcio italiano, hanno passato situazioni simili: Torino, Avellino (a 3 anni dalla centesima candelina), Perugia, Salernitana e così via.

Cose accadute in passato, che accadono ancora oggi e che, purtroppo, probabilmente continueranno ad accadere. Ma la speranza è che questo calcio, sempre più in caduta libera, riesca ad evitare avvenimenti del genere: per il bene di città, giocatori, allenatori, cittadini e del calcio stesso.

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