#107annidinerazzurro – Il missile di Lothar

Il nero come la notte, il blu come il cielo, le stelle, le coppe e i sogni, la follia di tifare una squadra unica nel bene e nel male, un team che può battere chiunque e perdere con chiunque, un dna folle che nessuno, quel 9 marzo 1908 immaginava tale, c’era da contrapporsi al Milan, al rosso e al nero, essere baüscia contro casciavit.

Di date storiche ne esistono tante e tante ne esisteranno ancora,dalla Grande Inter all’Inter del Triplete, con la lettera T maiuscola, perchè nessuno in Italia è mai riuscito nell’impresa, Coppa Italia, vinta il 5 maggio che tanti ricordano per uno scudetto perso ma anche per l’inizio della favola 2010, campionato e Champions League, in quel paradiso del 22 maggio che sembra lontano anni luce, una gioia veloce ma di un’intensità pazzesca.

Nel mezzo, tra Facchetti e Zanetti, ecco un’altra Inter dominante, in una serie A che tanto somigliava ad un campionato mondiale lungo 34 giornate si trovava ogni domenica ed in contemporanea, 3 olandesi che vinceranno tutto col Milan, 1 argentino che eleva il Napoli a potenza del massimo campionato calcistico, 2 gemelli del gol che segnano l’epoca d’oro della Sampdoria, 1 piccolo portoghese che tenta di riportare la Juventus ai vecchi trionfi, tanta classe ma niente in confronto alla corazzata del Trap e della sua Inter.

Zenga in porta, miglior portiere italiano e del mondo all’epoca, Bergomi-Ferri centrali difensivi anche in nazionale, Andy Brehme a correre e inventare cross, Mandorlini ad imitare il tedesco dalla parte opposta del campo, Matteoli, Bianchi e Berti a dar velocità e freschezza a centrocampo, Serena a far gol, 22, e portarsi a casa il titolo di cannoniere, Diaz, acquisto dell’ultim’ora al posto di Madjer, il tacco di Allah col ginocchio fuoriposto nel 1988.

Dimentico qualcuno? No, perchè arriviamo al 28 maggio 1989, l’Inter ospita il Napoli di Maradona e Careca, con una vittoria è campione d’Italia, ma nessuno immagina che la squadra nerazzurra è pazza e giustamente con un San Siro stracolmo vede di complicarsi la vita, il Napoli passa in vantaggio con un tiro di Careca imprendibile anche per Walter Zenga.

Non è una squadra che si scompone quella del Trap, ha un carattere forte, un’anima tedesca, pur avendo contro Diego Maradona esiste un numero 10 che gioca alla pari, anzi in quegli anni è superiore, lo dice la storia, lo dicono i titoli vinti, ma del 10 parleremo in seguito.

Lo stadio di Milano ribolle di passione, alla radio, perchè le partite si seguivano solo cosi, Enrico Ameri a “Tutto il calcio” racconta e fa sognare chi a San Siro non può esserci, spiega il tiro di Berti deviato da Fusi che s’insacca alle spalle di Giuliani, poi, al minuto 83, non in collegamento, l’Inter si conquista una punizione al limite dell’area, ci vuole un missile, non una palombella, ci vuole un tiro che faccia esplodere la porta, perchè quell’Inter è potenza e tutto il pianeta vuole il tiro, sulla palla naturalmente quel numero 10, tanto sfacciato quando si rivolge al Trap dicendo “Attacca attacca” e il mister “Nooo difendi difendi“, quel tiro è figlio della spinta di San Siro, Ameri annuncia “Attenzione!Attenzione! Matthaus ha portato in vantaggio la formazione dell’Inter! Lo scudetto sta per calare al centro del Meazza

Lui, Lothar Matthaus da Erlangen, ha appena lanciato l’ennesima bomba verso la porta, una caratteristica del tedesco che ha fatto innamorare i bambini dell’epoca, un Pallone D’Oro che arriverà due anni dopo come premio del quadriennio interista dove lui dominava e l’Inter vinceva, scudetto record con 58 punti ed esplosione di gioia, potenza improvvisa che tende a spegnersi e riaccendersi a seconda dell’epoca, la storia di una squadra che sa ridere anche delle disgrazie calcistiche perchè l’interista è autoironico, sempre pronto a rialzarsi, abituato a non festeggiare troppo perchè sa che l’Inter è pazza e allora Buon Compleanno Inter, 107 anni di pazzie e follie.

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