Inter, quanto cambia in un girone

E’ il 14 settembre 2014, seconda giornata di serie A, l’arbitro Calvarese ha appena fischiato la fine delle ostilità tra Inter e Sassuolo, è finita 7 a 0 e tutti sentenziano: è nata una grande Inter.

Quel giorno Kovacic segna un gran gol, Icardi fa doppietta e alla festa del gol partecipa anche Pablo Daniel Osvaldo con un’altra doppia marcatura.

Che bella la coppia d’attacco, sentenziano, “questa Inter con Mazzarri farà strada” ripetono gli esperti, la difesa a 3 garantisce sicurezza, con Andreolli al posto di Vidic squalificato accanto a Juan Jesus e Ranocchia.

Un girone dopo sembra sia passata un eternità, nessun rimpianto della “famigerata linea a 3”, nessun rimpianto della testa matta che fa impazzire Osvaldo, sopratutto, pochi ricordi della vecchia panchina su cui sedeva Mazzarri e che ora vede, o rivede, il ciuffo di Roberto Mancini.

Pensate a chi sfoglia un almanacco, si ferma alla seconda di andata e riprende la lettura ora, trova Podolski, Shaqiri, il 4-2-3-1, il Mancio, sembra il risultato di uno tsunami.

In realtà all’Inter serviva una scossa e forse un occhio di riguardo in più sul mercato. M’Vila, Medel, e Vidic, colpi estivi, fin qui hanno deluso. Meglio puntare sulla coppia teutonica arrivata in questa sessione di riparazione e sulle altre incognite che permangono da quel 7 a 0: Guarin ed Hernanes.

Il primo, capitano contro il Torino, continua ad andare a tratti, svogliato poi genio, inconcludente e poi uno dei meno peggio in tempi recenti, fino ad arrivare al Profeta.

Hernanes è l’emblema di una nuvola d’incertezza che ancora regna ad Appiano Gentile. Pagato 12 mesi fa 15 milioni più bonus, oggi sono più i dubbi che le certezze. Dove si mette? Come sta? Dove sarà l’anno prossimo?

Misteri, il Mancio fa poco per dare una risposta e gli infortuni che avvengono durante le partite spesso limitano gli esperimenti di un cantiere chiamato Inter.

Gli altri?

A Kovacic viene sempre il dubbio se far la cosa giusta o essere timido; Kuzmanovic passa dall’esser bollito a giocatore sempre presente, il tutto mentre, in chiave futura, il tifoso sogna se viene accostato all’Inter il nome di Yaya Tourè.

Già, Touré e il dubbio se un giocatore di classe ma fumantino (un giorno si offese col Manchester per non aver ricevuto gli auguri di compleanno) possa accettare gli standard economici al ribasso della serie A, prima pietra di quei 3 acquisti tanto decantati da Mancini per far ritornare l’Inter a competere per lo scudetto.

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