CorSera – Mancini: “Balotelli rischia di fare la fine di Adriano”

Nella seconda parte dell’intervista (qui l’inizio), il tecnico nerazzurro parla di ricordi e temi più personali, raccontando aneddoti sulla sua carriera.

Da bambino

Sognavo solo scarpe di pezza e pallone di cuoio. A Coverciano però, durante un raduno dell’Under 21, m’informai se potevo prendere il patentino. Qualcuno, saggiamente, mi fece tornare in me: pensa a giocare, valà, che è meglio…

Il debutto a 16 anni

Quando Burgnich mi mandò in campo la prima volta avevo i denti che battevano per la paura: tatatatatatata, avanti così cinque minuti. Non lo dimenticherò mai“.

Prima volta all’Inter

Nel 2004 ero giovane: sedersi sulla panchina dell’Inter non fu facile. A 50 anni, è diverso. L’esperienza all’estero mi ha insegnato tanto“.

Non poteva mancare un lungo passaggio su Mario Balotelli, che Mancini fece debuttare ed esplodere in Serie A e volle anche a Manchester ed a cui è molto legato.

Balotelli

In nerazzurro con me era un ragazzino: avrebbe fatto qualsiasi cosa, anche pulire gli spogliatoi. Al City, per due anni e mezzo, si è comportato bene. Con Mario non è facile: quello che gli entra da un orecchio, gli esce dall’altro. Ma io lo devo ringraziare. Mario usciva con i miei figli, e il fatto che fossero più o meno coetanei mi ha aiutato a relazionarmi con lui. Come ragazzo, gli voglio un gran bene. È un buono,uno che fa le cose di cuore. Credo che ce la stia mettendo tutta a Liverpool. Dipende solo da lui. È ancora giovane, ha la forza di rialzarsi. Dopo aver lasciato il City è calato in ogni aspetto del gioco. Ero convinto che al Milan riuscisse a far bene, invece… Io non ho idea di quale possa essere la sua medicina però di certo se lo alleni ti devono pagare doppio: l’indennità Balotelli. Rischia di fare la fine di Adriano. Per altri motivi, ma la stessa. Da Manchester, non l’ho mai più sentito. La mia speranza è che si svegli una mattina e si renda conto che sta buttando via tutto“.

Una domanda personale sul fatto se il tecnico ami spendere e sperperare i soldi

Da giocatore, sì. Le 90 mila lire che mi davano al Bologna come rimborso spese duravano poco. Le 700 mila lire che i compagni misero insieme un Natale come incentivo per far gol ed evitare la retrocessione, le affidai a papà Aldo e mamma Marianna. Poi, dalla Samp in poi, un po’ di sfizi me li sono tolti: automobili, orologi. Cose da calciatori“.

I pizzini

L’idea mi è venuta al Galatasaray, in Turchia, dove c’era il problema della lingua: io parlavo inglese e loro turco. Funzionano. Sono semplici e immediati. Continuerò a usarli“.

Il suo riferimento

Woityla, il Papa dei miei anni. Gli sono rimasto legato. Mandela, di cui ho letto la bella biografia. Mi è piaciuta anche quella di André Agassi: incredi- bile vedere quali risultati possa produrre un padre che spinge il figlio a odiare il suo sport“.

Come vorrebbe essere ricordato

Come un grande calciatore. È molto più divertente fare gol che vederlo fare. Non se ne rendono conto, i giovani d’oggi. Buttano via vita e carriera. Meglio una partita in A che mille notti in discoteca“.

Un Mancini saggio, posato ed autoironico. La guida giusta che serve a quest’Inter.

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