Il 2014 di Kovacic: da panchinaro fisso a titolare inamovibile

L’Inter post triplete è stata tutt’altro che impeccabile sia in sede di mercato  che dal punto di vista dei risultati. Ma una delle cose più giuste, se non la più giusta, fatta dall’Inter, è sicuramente l’acquisto Mateo Kovacic. Giovanissimo, forte, completo, tecnico, “centrocampista moderno” come dicono gli esperti.

Arrivato nel gennaio 2013 dalla Dinamo Zagabria per 11 milioni più 4 di bonus (un lusso per l’Inter di questi tempi), è stato uno dei pochi a salvarsi nel deprimente girone di ritorno dell’Inter di Stramaccioni, distrutta dagli infortuni e dagli avversari e finita addirittura nona in campionato.

La scorsa stagione, con Mazzari, doveva essere l’anno della svolta per uno che ha sempre dato l’impressione di essere un predestinato. Invece, il centrocampista classe ’94 nato a Linz (Austria) e poi trasferitosi a 13 anni a Zagabria, non riesce mai a segnare in 32 apparizioni. Soltanto 8 partite giocate per intero, con un enorme numero di panchine e l’arrivo di Hernanes nel mercato di gennaio che è sembrata quasi una bocciatura per il talento croato.

Il suo 2014 inizia con la mezz’ora disputata nella deprimente partita dell’Olimpico contro la Lazio, risolta da Klose a pochi minuti dal termine. Forse il primo vero strappo tra Mazzarri e l’Inter. I minuti di Mateo diminuiscono e i fischi per il tecnico di San Vincenzo aumentano. Qualcuno comincia a dire che Kovacic non vede la porta, che è sopravvalutato, che non è maturo e che è stato strapagato. E quando Mazzarri deve prendersi il quinto posto, ossia quella posizione che salverebbe la sua panchina, chiede aiuto a Kovacic, che risponde presente, gioca dall’inizio le ultime 6 partite e nella gara di ritorno contro la Lazio (quella dell’addio di capitan Zanetti da San Siro), fornisce addirittura 3 assist pesantissimi per il 4-1 finale.

Così Mazzarri presenta Kovacic come l’uomo di punta della nuova Inter che in questa stagione punta al terzo posto. WM fa bene, perché Kovacic lo ripaga, ma i risultati non arrivano e dopo il morso del Conejo Nico Lopez nel 2-2 interno col Verona, il tecnico viene esonerato. All’arrivo di Mancini, Mateo ha già segnato 3 gol in Europa League e 2 in campionato, smentendo i suoi detrattori.

E come se non bastasse, Kovacic ne segna altri due nelle ultime due gare del 2014, tendendo la mano a un Mancini che ha sempre creduto in lui fin dal primo secondo sulla panchina nerazzurra. Kovacic è adesso un brillante trequartista, coperto da 3 centrocampisti muscolari e libero di inventare e disegnare parabole impossibili, come quella che ha spaccato le mani a Marchetti nell’ultimo Inter-Lazio.

Già, la Lazio. Prima e ultima gara del 2014. In quella del 6 gennaio era un ragazzino, in quella del 21 dicembre un campione.

 

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