GdS – Bolingbroke: ”Il grande obiettivo è ripopolare San Siro”

Il nuovo CEO nerazzurro Michael Bolingbroke, in un’intervista esclusiva a La Gazzetta dello Sport, si è soffermato sul fattore stadio e sull’importanza di ripopolarlo ottenendo così più ricavi da parte della società, ma senza necessariamente passare da un aumento dei prezzi dei biglietti.

Obiettivo importante che il dirigente londinese spiega: ”San Siro è uno stadio grandioso. Se si pensa che qualsiasi tifoso prima di morire vuole almeno aver visto una partita al Camp Nou, una a Wembley e una a Milano fa capire l’importanza ed il fascino che rappresenta quest’impianto. In questo senso egoisticamente siamo contenti che il Milan ha deciso di fare uno stadio tutto loro di proprietà; noi ci teniamo stretti il nostro San Siro e vogliamo renderlo ancora più bello e soprattutto funzionale per far tornare la gente a ripopolarlo”.

Per uno che arriva da un mondo come Manchester dove l’Old Trafford fornisce un grande colpo d’occhio in ogni giornata di Premier non sarà stato facile planare qui in Italia: ”Inanzitutto è una sfida che mi sono posto. Dopo 8 anni era giusto cambiare e il vostro Paese e soprattutto Milano e una società con il blasone dell’Inter mi ha affascinato subito come proposta. A differenza di Manchester, dove la gente viene solo per vedere la partita, Milano è una città vibrante con persone che arrivano da tutta Europa per visitarla perchè, oltre che al football, è anche la capitale della moda. Tornando al discorso stadio c’è tanto da migliorare perchè mi desola molto il fatto che ogni volta che vengo a San Siro vedo l’impianto mezzo vuoto e non capisco. Solo nell’interland di zona ci sono ben 2,6 milioni di tifosi interisti e alla partita non riusciamo ad arrivare nemmeno a 60.000. La sfida è quella di provare a riempire sempre lo stadio, e non solo per le gare di cartello, ma serve programmazione e cambio di mentalità”.

Ci illustri la direzione: ”Prima di tutto bisogna investire negli stadi perchè si attiverebbe un circuito virtuoso: non solo per la gente ma anche per le tv e sponsor che preferiscono migliori ”scenografie”. Poi c’è il discorso globalizzazione: si pensi agli orari delle partite che dovrebbero essere più orientati i mercati internazionali come quello americano ed asiatico. Una gara giocata domenica alle 20.45 vuol dire a notte fonda in Cina, mentre da noi il giorno dopo i bambini si alzano presto perchè il giorno dopo vanno a scuola. Bosogna migliorare in tal senso”.

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