Quest’Inter vale davvero 17 punti?

La stagione 2014/2015 si sta rivelando per l’Inter una delle più nere della sua storia recente nonostante la fiducia di inizio stagione e l’obiettivo del 3° posto esplicitamente dichiarato fino a un paio di settimane fa. Pensare che il club che nel 2010 era sul tetto del mondo adesso navighi al 12° posto di un campionato che per quanto equilibrato non è di un livello altissimo fa davvero male ai tifosi ma anche agli stessi giocatori che sicuramente avvertono in ogni partita la forte pressione di invertire la rotta

Ma quest’Inter davvero è all’altezza della classifica che ha?
Rifacendosi ai dati puramente oggettivi sì, perchè nello sport tutti ottengono in media ciò che meritano e se in ogni partita la squadra ha da rimproverarsi qualcosa evidentemente significa che è un vero e proprio limite, al momento invalicabile se si fa fatica con chiunque, che sia la Roma, l’Udinese o il Parma. E’ fuori discussione che un club del calibro dell’Inter non abbia proprio la seconda metà della classifica nel DNA e soltanto con un minimo di cattiveria agonistica, fortuna e concentrazione la situazione sarebbe ben diversa.

Una caratteristica di questa squadra infatti consiste nel non ottenere praticamente mai qualcosa in più di ciò che merita, anzi il contrario visto che spesso partite che ai numeri si sarebbero vinte sono finite con risultati differenti che per ora tengono la squadra a una distanza siderale dai piani alti della classifica. Se si esclude la vittoria interna contro la Samp decisa da un rigore allo scadere di Icardi, in cui comunque la squadra aveva sprecato molte occasioni in zona gol,sono davvero tante, troppe le partite dove il bottino finale poteva essere superiore a quello materialmente ottenuto. I fattori risultanti sono dei più variegati ma quasi sempre a sfavore dei nerazzurri.

Basti pensare alla clamorosa occasione di Osvaldo che al 92′ stava per regalare la vittoria in quel di Palermo dove solo un colpo di reni di Sorrentino negò la gioia dei tre punti, oppure all’incredibile successo praticamente regalato al Cagliari di Zeman quando 12 minuti di confusione costarono la rocambolesca tripletta di Ekdal. Altri punti recriminabili sono quelli mancati dalla pessima (e sfortunata) trasferta di Parma, resuscitato solo contro i nerazzurri e morto (sportivamente parlando) puntualmente dalla giornata successiva da cui ha rimediato una nuova serie di sconfitte.

Per essere almeno nella parte sinistra della classifica sarebbero bastati i due punti gettati alle ortiche per il gol subito da Nico Lopez che al 92′ pareggiò a San Siro per il 2-2 finale fra Inter e Verona che sancì la fine dell’avventura di Mazzarri sulla panchina milanese. Un discorso di concentrazione, di equilibrio e di mancanza di lucidità che è costata anche reti nelle successive partite come il gol di Menez nel derby, il vantaggio siglato da Pjanic nel match dell’Olimpico e infine le due reti (specialmente la seconda) subite dall’Udinese di Strama nell’ultima giornata.

Ovviamente è un discorso grossolano quello di ipotizzare che tutte queste circostanze sfavorevoli siano state puramente casuali e immeritate ma certo se una squadra quando sbaglia viene sempre punita evidentemente è sia poco solida che sfortunata. Persino quando viene giocata una buona partita a livello di prestazione, come domenica scorsa o a Roma, basta un calo di qualche minuto per compromettere tutto e questo crea solo quella paura patologica di vincere che ormai è nota a tutti.

Per la legge dei grandi numeri prima o poi dovrebbe capitare un periodo in cui nonostante la mancanza di bel gioco o di meriti l’Inter riesca a sfruttare a proprio vantaggio le dinamiche della partita per capitalizzare ad esempio un pallone in area senza tirarlo alle stelle o semplicemente tornando a essere fredda sotto porta. Magari prendere fiducia da singoli episodi permetterebbe di mettere in campo le proprie reali qualità che molto probabilmente non sono inferiori a quelle della lunga serie di squadre che al momento la precedono in classifica. 

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