La Uefa blocca il mercato nerazzurro?

Oggi sui principali giornali sportivi si è tornato a parlare del fair play finanziario e di come la Uefa potrebbe incidere sui progetti futuri nerazzurri. Le parole del presidente nerazzurro, Erik Thohir, non giungono infatti a sproposito:“Tra Serie A, Serie B e altre leghe europee giocano 45 giocatori usciti dal nostro vivaio; si potrebbero creare tre squadre, una per la A, una per la B e una per la C. Questo è il frutto del lavoro di Piero Ausilio e Roberto Samaden. Dobbiamo impegnarci tutti insieme per sostenere la strategia dell’Inter, visto che da qui usciranno molti talenti”.

Una lode al settore giovanile nerazzurro, che da sempre il tycoon ha sostenuto e ha voluto mettere in evidenza, anche per mettere in atto un progetto stile Arsenal: prima di comprare campioni affermati, far crescere tra le mura di casa i giocatori più promettenti.

Un segnale, dunque, a non voler spendere troppo nel mercato di gennaio, continuando con la strategia già utilizzata questa estate, con tanti prestiti e promesse del “pagherò”. Anche perché, come detto, la Uefa si sta muovendo. Come riportato da Il Corriere dello Sport, la Uefa non vederebbe di buon occhio un’Inter particolarmente spendacciona, e già in questi giorni dovrebbe mandare dei propri emissari nella sede di Corso Vittorio Emanuele per controllare il libro contabile nerazzurro.

Sogni ridimensionati, dunque, quelli della Beneamata? Così si spiegherebbero anche le ultime affermazioni di Thohir, a ESPN: “Il nostro obiettivo è rimanere in Europa League, perché siamo in fase di transizione e non è così semplice andare in Champions League. Dobbiamo stare in Europa poi se otteniamo risultati migliori e riusciamo a qualificarci in Champions League ancora meglio”.

Un volare basso, dunque, chiaro e preciso. Frasi che potrebbero essere anche interpretate come una risposta al socio di minoranza, Massimo Moratti, che in settimana aveva intimato Thohir a spendere e a non gestire l’Inter come una azienda. I dubbi, che il rapporto tra i due non sia idilliaco come ci vogliano far credere prendono sempre più piede.

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