Oriali: “L’Inter agli interisti. Pupi erede di Facchetti? Ecco la mia idea. Se Thohir mi chiamasse…”

Intervistato da Tuttosport, Lele Oriali ha parlato ancora una volta della possibilità di tornare in nerazzurro come dirigente: “Perchè i tifosi mi amano così tanto? Me lo chiedo anch’io (ride, ndr). Perchè credo di aver fatto qualcosa di buono prima come giocatore, partendo dal settore giovanile e restando per diciassette anni, poi come dirigente per tredici. Dopo così tanto tempo in nerazzurro, l’Inter è diventata la mia seconda famiglia. Quindi, se Thohir dovesse chiamare, accetterei più che volentieri. Altrimenti continuerò a fare il tifoso”.

Ripensando ai colpi messi a segno durante il suo mandato, Oriali ammette: La trattativa più difficile fu quella con la Juve per Ibrahimovic. Si sapeva che avrebbero dovuto cederlo, anche per volontà del giocatore, ma c’era sotto pure il Milan. Andai a Torino con Branca, trovammo un accordo con Blanc e restai fino alle undici di sera finchè non firmarono. Furono due giorni tirati, perchè avevamo la pressione del Milan alle spalle. Il colpo da ricordare? Cambiasso preso a zero. Io e Branca fummo inizialmente criticati perchè nel Real non giocava. E poi Maicon. Lo vedemmo la prima volta con Mancini e ce ne innamorammo subito”.

Con Branca abbiamo lavorato molto bene – prosegue – e i risultati sono lì a dimostrarlo. Il nostro rapporto si è incrinato nell’ultimo anno perchè avevamo idee diverse. Dopo il Triplete la società ha fatto una scelta, che ovviamente non ho condiviso, ma che ho rispettato con dispiacere. Pensavo di essermi guadagnato sul campo la conferma. Così non è stato e ci sono rimasto male”. Inevitabile una domanda su Ausilio, eletto da Thohir nuovo responsabile dell’area tecnica: “Con me e Branca si è fatto l’esperienza nel condurre le trattative, in più conosce bene il settore giovanile ed è esperto di calcio internazionale. Quindi è una scelta che ci può stare, anche se ritengo che l’Inter dovrebbe avere qualcuno all’interno della società col quale confrontarsi quotidianamente. Se interista poi, ancora meglio”.

In chiusura una battuta su Zanetti: “Sono convinto che la sua idea sarebbe quella di continuare ancora un anno. Lui è un simbolo e, per diversi motivi, potrebbe anche essere utile nello spogliatoio. Il consiglio che posso dargli è di seguire il suo istinto. Lui erede di Facchetti? Non me ne voglia Pupi, per il quale ho una grande ammirazione, ma di Facchetti ce ne sarà solo uno, unico e inimitabile. Anche se credo manchi una figura percepita come vero interista all’interno del club, che faccia da interlocutore tra società, settore tecnico e allenatore e che sia riconosciuto come uomo immagine dell’Inter”.

 

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