Zanetti: “L’Inter mi ha dato tantissimo. Stavo per andare via, ma ho deciso di restare perchè…”

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Ospite di Enrico Ruggeri per “Lucignolo 2.0”, Javier Zanetti si racconta tra passato, presente e futuro. Ecco un estratto dell’intervista che andrà in onda domani alle ore 21.30 su Italia 1.

Quanto hai lavorato per tornare a giocare?

“Tantissimo. E’ stato il mio desiderio da quando mi sono fatto male, ho detto subito che volevo rientrare per fare almeno un’altra partita davanti ai miei tifosi. Devo ringraziare tutti quelli che mi sono stati vicini perché mi hanno dato una grossissima mano”.

Hai capito subito che era un guaio serio?

“Sì, ho capito subito che mi ero rotto il tendine perché ho sentito un male tremendo. Ho provato ad alzarmi in piedi e correre un po’, però non ce la facevo e quando il dottore è arrivato, dalla sua faccia e dal dolore che avevo, ho capito che era qualcosa di grave”.

Non avevi mai avuto infortuni seri?

“No, questo è stato l’unico infortunio molto grave, però io credo che il fatto che sia arrivato solo a 40 anni sia stata una fortuna perché mi ha lasciato praticamente fare tutta la carriera”.

Hai mai pensato per un attimo di smettere di giocare?

“No. Anzi, mi ricordo che c’erano i giornalisti che, prima di fare la risonanza, mi hanno chiesto come stavo e io ho detto loro: ‘Dopo tanti chilometri, dovevo fare un cambio di gomma. Sono qui per cambiare la gomma e dopo per ripartire’. In nessun momento ho pensato di smettere”.

Hai mai avuto il pensiero “qua non ce la faremo mai a far girare la ruota”? O hai sempre pensato che prima o poi la ruota avrebbe girato all’Inter?

“Io sinceramente dal campo mi rendevo conto che era molto difficile e complicato. Però c’era sempre la speranza di potere ribaltare la situazione. Io credo che, come per noi è stata una cosa in positivo perché le difficoltà ci hanno reso ancora più forti, così ho pensato potesse essere anche per i tifosi. Tutta la sofferenza che abbiamo passato, tutto quello che non riuscivamo a fare… dopo di che è arrivato tutto insieme. Sono stato molto vicino ad andare via, in una squadra molto importante in Spagna. Però, se fossi dovuto andar via, avrei voluto lasciare un segno nell’Inter. Dopo, la fascia di capitano era una bellissima responsabilità e tutto quello che è venuto dopo è stato qualcosa di straordinario”.

Quando finirai di giocare, dove ti vedi, a una scrivania o in panchina?

“Mi piacerebbe essere sempre molto vicino alla squadra, fare il dirigente e cercare di rendermi utile così come credo io sia stato in campo. Vorrei rimanere sempre legato a questa grande famiglia che è l’Inter, che mi ha dato tantissimo e che ringrazierò sempre”.

Avresti mai pensato che saresti rimasto in Italia tutto questo tempo?

“Sinceramente no. Rimasi sorpreso già solo alla notizia che dovevo venire in Italia. Ricordo che ero in una partita amichevole in Sudafrica con la Nazionale. Il ct Passarella, l’ex calciatore dell’Inter, mi chiamò in camera sua e mi disse: ‘Mi è arrivato un fax, l’Inter ti ha comprato’. ‘Come l’Inter mi ha comprato?’, gli dissi. Lì non capivo niente”.

Avevi 22 anni?

“20 anni. Ho fatto 21 anni in Italia”.

Cosa diresti a quei calciatori di 20-22 anni che si comprano 5-6 macchine all’anno, si fanno la cresta, mettono l’orecchino, etc?

“Io credo che non siamo tutti così. Però magari a questi calciatori si potrebbe far capire che ci sono altre alternative, che non è tutto la macchina, la discoteca, l’orecchino. Io non mi sento di dare consigli a nessuno perché ognuno fa la sua scelta e ognuno vive la sua vita come vuole. Però di sicuro se si augura un futuro migliore e con tranquillità credo che la strada non sia quella”.

Ma neanche per durare fino a 40 anni…

“Io credo di no…”

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