Svolta nerazzurra: firme al countdown. Nuovo Cda e presidenza, ma restano due nodi…

Thohir MorattiMentre la compagine di Mazzarri sabato sera è incappata nella prima sconfitta stagionale affondando sotto i colpi di Totti e Florenzi, prosegue la trattativa che porterà Erick Thohir, accompagnato dai soci Roeslani e Soetedjo, ad acquistare il 70% dell’Inter. L’operazione, cominciata a luglio ma sbloccata solo il 18 settembre nel summit parigino tra Moratti e il tycoon indonesiano, è ora nelle mani dei rispettivi studi legali per perfezionare i due contratti. Intanto è bene chiarire che i contratti sono appunto due. Stando a quanto riportato da La Gazzetta dello Sport nella mattinata di lunedì, il primo è quello che contiene gli estremi per il passaggio delle quote. Il secondo è lo share holders agreement. Il patto parasociale, vale a dire l’accordo tra soggetti appartenenti ad una stessa società al fine di allearsi e di regolare l’agire comune all’interno della società stessa. E qui entra in ballo la governance, cioé le regole che disciplinano la gestione della suddetta società. Mentre per chiudere il primo contratto mancano soltanto alcuni dettagli commerciali, il patto parasociale passa da decisioni che devono prendere i protagonisti.

Non dovrebbe essere necessario il quarto incontro tra Moratti e Thohir, ma i due continuano a sentirsi più volte al giorno. In primis va definito il numero dei componenti del nuovo Cda. Nelle bozze attuali il board, che diventerà il vero centro di potere della nuova società, prevede sette membri, di cui tre dei Moratti. Non è però da escludere che Thohir chieda per il proprio gruppo un quinto posto che farebbe salire il totale a otto.

L’altro tema caldo è quello della presidenza. Thohir a Parigi ha chiesto a Moratti di rimanere al suo posto almeno per un periodo iniziale di transizione e anche successivamente ha molto insistito per convincere il petroliere. Ma è ovvio che acquistando il 70% delle azioni (Thohir ne avrà circa il 35%, visto che prenderà poco più del 50% del pacchetto indonesiano, con i due soci al 17% ciascuno), la cordata asiatica avrebbe diritto all’ultima parola.

Quella offerta a Moratti sarebbe insomma una presidenza non esecutiav, a meno che non venga previsto un potere di veto su alcune operazioni. Visto che serve una presenza forte sul territorio, è improbabile che Thohir chieda per sè (o per un suo uomo) la carica più alta. Piuttosto metterà Thomas Shreve, Ceo della holding di Roeslani e tra i protagonisti ombra della trattativa, come consigliere delegato con potere di firma. Il cosiddetto uomo forte.

Così si spiega il dilemma di Moratti. Capisce che per il bene dell’Inter la sua presenza in prima linea sarebbe importante, ma sa anche che dopo 18 anni l’ultima parola, di fatto, potrebbe non spettargli più. Nodi da sciogliere entro mercoledì per arrivare alle firme (che pare non arriveranno nemmeno oggi) e poi all’effettivo passaggio delle quote prima dell’Assemblea dei soci, che il 29 ottobre dovrà deliberare il ripianamento delle perdite e l’aumento di capitale,ma pure l’ingresso dei nuovi soci.

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