Il derby degli Oscar

Inter-Milan derbyDomenica ventiquattro febbraio. Non una di quelle giornate che passa facilmente nel dimenticatoio. Ce n’era per tutti i gusti. Portava a termine il mandato Joseph Ratzinger col suo ultimo Angelus, entrava nel vivo la contesa elettorale con l’apertura dei seggi. Ma per il popolo del calcio era soltanto il giorno del derby di Milano.

Proprio nei minuti in cui a Hollywood le stelle del cinema cominciavano a sfilare sul Red Carpet per la notte degli Oscar, il prato di San Siro si tingeva a tinte “red and black”. Fin troppo rispetto alle ultime stracittadine. Ma ancora non abbastanza per spezzare l’imbattibilità meneghina nerazzurra che dura ormai da due anni. Non avremo la dignità dell’Academy, ma permetteteci di assegnare qualche statuetta per il derby appena giocato.

Migliore attore non protagonista – Al Dolby Theatre di Hollywood si inizia dove a San Siro si finisce. Poca suspense intorno al repeat di Christoph Waltz per il tarantiniano Django Unchained. Tanta sorpresa per l’affermazione dell’inedito Ezequiel Schelotto, che per la sua folta chioma e il suo ingresso “dal grilletto facile” piacerebbe decisamente proprio a Quentin. Per il resto non fa nulla. Sbaglia controlli, posizione in campo e improbabili tiri. Ma si fa notare per le lacrime dopo il bellissimo gol. Più che il dottor Schultz di Waltz ricorda la Broohmilda interpretata da Kerry Washington.

Migliori costumi – Il premio va a chiunque sia riuscito nell’impresa di trasformare Yuto Nagatomo nel mediocre terzino di infima categoria che sembrava ieri sera. Il giapponese sembrava la copia sbiadita di quello che nella gara d’andata, finchè fu in campo, ben si disimpegnò contro El Shaarawy. Con la differenza che allora aveva tre centrali difensivi “rilassati” alle spalle, a differenza dei due alle prese ieri sera con Balotelli. Forse è solo un problema di casting: se è vero che il miglior James Bond rimane sempre Sean Connery, è altrettanto vero che su quella fascia destra difensiva il più affidabile rimane sempre il capitano Javier Zanetti. Il costumista però si supera tra primo e secondo tempo, in cui Nagatomo finisce per essere decisivo con l’assist per Schelotto. Altro che Anna Karenina.

Migliore attore protagonista – Diciamocela tutta, è come se Daniel Day-Lewis non avesse vinto l’oscar. Tutti si aspettavano Balotelli protagonista, non si parlava che di lui. Finisce ingabbiato tra Juan Jesus e Ranocchia e l’unica volta che riesce a liberarsi trova l’opposizione del vero oscar della serata, Samir Handanovic. Il portiere sfodera una meravigliosa prestazione dal primo all’ultimo secondo della pellicola. Standing ovation per lui.

Se cercate in questo pezzo i nomi dei vincitori degli Oscar per il miglior film e per il miglior regista, non vi affannate. Non li troverete. Le due compagini si sono rese protagoniste di uno dei peggiori derby di sempre: il Milan gioca un ottimo finale di primo tempo, con caparbia e intensità: l’Inter inizia e finisce bene, ma è disastrosa nel mezzo.

Niente che valga più della candidatura per il miglior cortometraggio. E’ il fallimento dei registi, che si ostinano ad utilizzare tecniche complesse per la realizzazione di un lavoro fin troppo facile. Allegri è incapace di trovare un modo per allentare la pressione su Balotelli e non riesce a frenare l’avanzata nerazzurra nella ripresa; Stramaccioni ci mette un tempo di troppo a capire che le posizioni di Zanetti e Nagatomo andavano invertite e pecca nella gestione dei cambi nella ripresa.

Chi è in cerca di spettacolo guardi altrove.

 

Giovanni Cassese

(Twitter: @vannicassese)

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