Gli uomini giusti per tornare competitivi: ecco cosa manca all’Inter di Strama

In estate si parlava del “progetto Inter” come qualcosa che avrebbe potuto rilanciare il club nerazzurro più in un futuro a medio-lungo termine (un paio d’anni di transizione, lottando per il terzo posto utile ai fini della qualificazione alla Champions League, per poi tornare a sognare lo scudetto) che nell’immediato; i risultati fin qui ottenuti, però, hanno evidenziato la bontà di buona parte delle scelte degli uomini di mercato del presidente Moratti e soprattutto di quelle di natura tattica messe in atto da Stramaccioni.

Sebbene il terzo posto, a -4 dalla Juventus capolista e a -2 dal Napoli, prossimo avversario in campionato, rappresenti qualcosa per cui essere soddisfatti, è innegabile che l’Inter necessiti di qualche ritocco, sia a gennaio che, soprattutto, a giugno.

La partita di domenica scorsa contro il Palermo, ma non solo, ha evidenziato le difficoltà degli uomini di Stramaccioni in fase d’impostazione: con Cambiasso marcato stretto in fase d’inizio azione e Gargano che non è un vero e proprio playmaker, sovente è toccato a Ranocchia, un difensore centrale, impostare l’azione interista, onde evitare di ricorrere sistematicamente al lancio lungo. Non è un caso che il sogno, tutt’altro che nascosto, dei dirigenti nerazzurri sia quello di acquistare in centrocampista in grado di cucire il gioco con abilità e, al contempo, di inserirsi negli spazi e rendersi pericoloso in zona gol: l’identikit dell’uomo che servirebbe a colmare il gap con le squadre più attrezzate in Europa e, in primis, nel campionato italiano con la Juventus, risponde perfettamente a quello di Paulinho, centrocampista classe ’88 del Corinthians, già monitorato nel corso dell’estate; qualora il sogno di portare a Milano il centrocampista carioca sfumasse (l’interesse di squadre come il Psg rappresenta un ostacolo difficile da superare), l’alternativa è rappresentata da un altro brasiliano, Fernandinho, giocatore classe ’85 in forza allo Shakhtar di Lucescu.

Giovani e sudamericani; sembra essere questa l’impronta dell’Inter che verrà e non è un caso che lo staff dirigenziale nerazzurro stia seguendo con grande attenzione le prestazioni di Lisandro Ezequiel Lopez, giovane difensore argentino classe ’89 in forza all’Arsenal de Sarandì. Nell’immaginario di molti addetti ai lavori questo ragazzo nato a Villa Constituciòn potrebbe raccogliere l’eredità di un suo connazionale, protagonista delle vittorie dell’Inter negli ultimi anni, vale a dire Walter Samuel, dal momento che il prossimo 23 marzo The Wall spegnerà 35 candeline sulla torta.

Il tempo passa per tutti e la carta d’identità non fa sconti a nessuno, né a Samuel né tantomeno a Milito e al resto dell’attacco nerazzurro: tenendo presente che Cassano e Palacio sono entrambi nati nel 1982 (non “vecchi”, ma neanche più giovanissimi) a fine stagione, se non addirittura a gennaio, l’Inter dovrà cominciare la ricerca di un uomo che possa in futuro sostituire il numero 22 nerazzurro, dato che per lui le primavere, a fine campionato, saranno 34. Non sarà affatto facile trovare un degno erede del Principe, dato che il sostituto ideale sarebbe un attaccante di buona esperienza, anche a livello internazionale, dotato di ottima tecnica e di grandissimo senso del gol. In tempi di difficoltà economiche non è affatto facile competere con gli sceicchi e non è un caso che la dirigenza interista riponga molte speranze nel fatto che il “vice Milito” possa essere, tra qualche anno, un uomo del vivaio nerazzurro; un candidato con le carte in regola c’è già ed è Samuele Longo, attualmente in prestito all’Espanyol.

Mercato attento al bilancio, giocatori giovani e mirati a rafforzare la squadra seguendo le indicazioni tecniche del mister: con questo progetto si può guardare al futuro con ottimismo, nella speranza che anche il presente possa regalare piacevoli soddisfazioni.

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