Strama: “Smettere di giocare è stato triste. Su Zanetti e Cassano vi dico che…”

L’allenatore dell’Inter Andrea Stramaccioni, uomo simbolo del nuovo ciclo nerazzurro, si racconta a Sette, settimanale del Corriere della Sera. Gli argomenti trattati sono diversi, dalla sua gavetta a Zanetti, fino ad arrivare ad Antonio Cassano.

Però, si comincia parlando di un episodio che ha segnato il suo destino: “Smettere di giocare a calcio è stato il passaggio più triste della mia giovane vita. È stato come se, in un colpo solo, si fosse infranto tutto. Sogni di arrivare in Serie A. Ma soprattutto desideri giocare. Ancora adesso, dopo un po’ che tiro calci al pallone, mi si gonfia il ginocchio. Ero ingrassato tanto, 15 chili. Ero giù. Mi ha aiutato la mia famiglia e lo studio“.

Poi, si passa a parlare della sua favola che, ad appena 36 anni, lo ha portato su una delle panchine più prestigiose del mondo: “Nel mio piccolo il messaggio della vicenda è che anche in Italia un allenatore che non era un giocatore famoso, o che non è un figlio d’arte, può arrivare in un grande club. “Ce l’hai fatta dal nulla” è il complimento più bello che possono farmi“.

Qual è stata la chiave per far rinascere questa squadra? “L’intuizione fortunata sui cambiamenti di ruolo di alcuni giocatori è stata un denominatore comune della mia vita professionale. La sottogavetta sui campi di terra e il fatto di aver fatto l’osservatore per club professionistici sono le qualità che mi portato sino ai record in nerazzurro”.

Lo studio, sostiene il tecnico nerazzurro, serve ai giovani per sfondare anche nel calcio: “Sì perché ti insegna il metodo, lo dico sempre ai miei giocatori. I ragazzi in questo momento storico hanno più agevolazioni e spesso la voglia di arrivare, calcisticamente, è data da quanta fame hai. Di questa fame, ne vedo mediamente meno in Italia“.

Inevitabile, spendere qualche parole di elogio per capitan Zanetti: “È al di là dell’umano: il primo ad arrivare, alla fine di ogni allenamento si ferma a fare ginnastiche preventive e posturali. Questo secondo me è il segreto della sua capacità di giocare, dopo 20 anni di Inter, ogni partita come se fosse la prima o l’ultima“.

Infine, Stramaccioni ci spiega da dove deriva tutto questo feeling con Antonio Cassano: “Io e Cassano parliamo la stessa lingua, quella della strada, quella con cui si guadagna il rispetto sotto casa“.

 

Fonte: gazzetta.it

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