L’Inter sbanca Belgrado, si qualifica aritmeticamente ai sedicesimi di Europa League e, soprattutto, infila la decima vittoria consecutiva fuori casa. Stramaccioni, con questo splendido filotto, entra di diritto nella storia del club nerazzurro: mai nessuno prima di lui, infatti, era riuscito a realizzare una serie di successi di queste proporzioni lontano da San Siro.
Il prossimo obiettivo per la squadra nerazzurra, almeno per quanto riguarda il giochino delle statistiche e dei ricorsi storici, è il record di 13 vittorie consecutive tra campionato e coppe ottenuto da Mancini nella stagione 2007/08.
I risultati positivi, meglio di ogni altra cosa, spiegano l’evoluzione di una squadra, rappresentano il mezzo indispensabile per dimostrare che si sta procedendo sulla retta via. Allo stesso tempo, però, è alquanto riduttivo esaltare una squadra solo in base al numero presente nella casella vittorie.
Dietro questa Inter c’è molto di più, c’è uno Stramaccioni calato al 200% nell’universo nerazzurro, lavoratore assiduo sul campo e attentissimo ad ogni piccolo particolare, capace, nonostante la giovanissima età e la totale inesperienza a questi livelli, di dare finalmente un’anima ad una compagine che nei due anni precedenti aveva smarrito lo spirito giusto.
Per molti questo doveva essere un anno di transizione, considerando i tanti cambiamenti fatti in estate e l’esigenza di ricostruire completamente la squadra. Il giovane allenatore romano, invece, ha impiegato pochissimi mesi per dare la propria impronta al nuovo gruppo, dimostrando una grande intelligenza tattica quando ha capito che la sua idea iniziale, il 4-2-3-1, non era applicabile con le risorse disposizione. Ne è uscita un’Inter Stramaleontica, capace di cambiare pelle anche più di una volta all’interno di una stessa partita, come dimostrato con il Partizan (iniziale 4-5-1, 4-4-2 con l’ingresso di Palacio e 3-5-2 finale), senza snaturare le caratteristiche dei singoli.
Bene bene Strama! La strada è lunga, ma se queste sono le premesse…