Special One

 

Prima o poi anche le storie d’amore più belle sono destinate a finire. Quella tra Julio Cesar e l’Inter avrebbe meritato sicuramente un epilogo diverso, ma nel calcio, si sa, la riconoscenza e i sentimenti devono essere messi da parte quando incombono altre esigenze.

Capita allora che la ragione possa avere la meglio sul cuore e spinga verso scelte dolorose e impopolari, ma non per questo condannabili a priori.

Legittima, infatti, è stata la decisione della società di rinunciare, in tempi di fair play finanziario, a un contratto troppo oneroso per le casse nerazzurre e di puntare su un portiere più giovane, più integro e con minori pretese economiche rispetto al numero uno brasiliano.

Altrettanto legittima la presa di posizione di Julio Cesar, che ha preteso una buonuscita per rinunciare a un contratto che era stato firmato qualche anno prima, con coscienza, da entrambe le parti.

Schermaglie spiacevoli, che si sarebbero potute (e dovute) evitare, ma che non possono intaccare il fantastico ricordo che l’Acchiappasogni verdeoro ha lasciato nei suoi sette anni in nerazzurro.

Le 300 partite e i 14 trofei (5 Scudetti, 4 Supercoppe italiane, 3 coppe Italia, 1 Champions League, 1 Mondiale per club) conquistati con la maglia della Beneamata rendono Julio il portiere più titolato della storia interista ma non bastano per giustificare lo straordinario feeling che si è instaurato con il popolo nerazzurro.

L’umiltà, i sorrisi, quelle lunghe passeggiate dopo ogni errore, il coraggio di chiedere scusa e sapersi rialzare, la commozione nel rivedere le immagini dei nostri successi, le lacrime mai nascoste, i discorsi da leader nei momenti difficili. Pagine indelebili nella memoria di ogni tifoso, così come quella parata sul tiro di Messi al “Camp Nou” o la linguaccia mostrata a Ibrahimovic nell’ultimo derby.

Tutti ricordi che custodiremo gelosamente, per non dimenticare chi ha saputo acchiappare i nostri sogni. Grazie di tutto, Julione!!!

PER SEMPRE UNO DI NOI…

 

Alessandro Suardelli

 

 

 

 

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