Il pagellone 2011 (parte II)

 

Centrocampisti:

CAMBIASSO 6,5 – Soffre maledettamente la rivoluzione tattica messa in atto da Gasperini: il centrocampo a 3 evidenzia in maniera impietosa i suoi limiti. Prima e dopo, garantisce il solito contributo fondamentale da allenatore in campo e non fa mancare il suo apporto in zona gol, nonostante il fisico non sia più quello di un tempo.

THIAGO MOTTA 7 – Cambiano gli allenatori, ma le chiavi del centrocampo nerazzurro sono sempre nelle sue mani. La rapidità non è il suo pezzo forte ma la qualità (merce rara nella rosa attuale) non si discute. La sua importanza è testimoniata dai numeri di questa stagione: tra campionato e Champions, con lui in campo l’Inter ha vinto 9 partite su 10.

STANKOVIC 6 – Dalle perle contro Schalke 04 (andata dei quarti di finale di Champions) e Roma (andata della semifinale di coppa Italia) alle difficoltà incontrate nella nuova stagione. Il voto è la media tra queste due facce della stessa medaglia: la prima meriterebbe un giudizio a parte, la seconda getta più di un’ombra sulle sue reali condizioni fisiche.

SNEIJDER 5,5 – Se quest’estate non fosse arrivata l’offerta dell’Anzhi a modificare il suo destino, probabilmente saremmo qui a rimpiangerlo. Per quanto si è visto, però, è come se ci avesse lasciato lo stesso. L’augurio per il 2012 è che tra un tweet e l’altro, trovi anche il tempo di onorare la maglia che indossa.

POLI 6 – Dopo un lungo calvario ritrova finalmente il campo. Ranieri fa di tutto per complicargli l’esordio, schierandolo da esterno di centrocampo dopo mesi di inattività. Lui riesce comunque a cavarsela, senza sfigurare e mettendo in mostra un dinamismo e una qualità che potrebbero tornare utili nel prosieguo della stagione. Infortuni permettendo…

ALVAREZ 7 – Dopo un avvio difficile prende confidenza con le dinamiche del calcio italiano e cresce insieme alla squadra, riuscendo a trovare anche la via del gol. Le potenzialità sono enormi, gli serve solo un po’ più di continuità.

OBI 5,5 – Comincia bene ma si perde con il passare dei giorni. A sua discolpa, va detto che non viene quasi mai utilizzato nel suo ruolo naturale. Da esterno offre tanta corsa ma non sempre riesce ad abbinare ordine e qualità. In ogni caso, l’età è dalla sua: deve (e può) migliorare molto, soprattutto dal punto di vista tattico.

COUTINHO 6 – A piccoli passi continua la sua crescita, ma sembra ancora troppo fragile per la fisicità del nostro calcio. Il talento c’è e si vede. Diventa difficile, però, fare affidamento su un giocatore che ha bisogno di almeno 2 settimane di recupero dopo ogni partita giocata. Un po’ di gavetta in provincia non gli farebbe male.

MUNTARI 4 – Vive altri 365 giorni da separato in casa. La tribuna diventa il suo habitat naturale e scende in campo solo quando l’infermeria registra il tutto esaurito. Con i soldi che ha percepito da Moratti in questi anni, Sulley si è garantito una vecchiaia da nababbo. Non ci stupiremmo di vedere carsoelli in città il giorno del suo addio.

 

Alessandro Suardelli

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