Inter squadra da Champions? Forse. Ecco i perché…

Proviamo a dirlo sottovoce, per non rischiare di spezzare l’incantesimo: l’Inter è una squadra “da Champions”. Il che non vuol dire, ovviamente, che il 19 maggio 2012 all’Allianz Arena di Monaco i nerazzurri ci saranno. Al momento l’idea di battere in un doppio confronto squadre come il Barcellona, il Real Madrid e i due Manchester – senza voler allargare troppo la rosa delle pretendenti alla Champions League – è utopica, per non dire irrealizzabile. Di certo ci sono alcuni fattori che è giusto analizzare e che, in fin dei conti, fanno pensare che la squadra di Ranieri sia più “da Champions” che “da campionato”.

Tattica – Le difficoltà difensive affrontate in campionato dall’Inter di Gasperini e, in parte, da quella di Ranieri derivano in primis dal modo in cui le avversarie affrontano i nerazzurri. Non passiamo in rassegna tutte le reti subite in Italia da Julio Cesar e Castellazzi, ma proviamo a richiamare mentalmente alcune situazioni: il gol di Hernandez a Palermo, il rigore procurato da Morimoto a Novara, il gol di Vucinic a San Siro. In tutte queste azioni (e in molte altre) la difesa dell’Inter si è trovata scoperta e in inferiorità numerica contro gli attacchi avversari. In Italia le squadre che affrontano i nerazzurri tendono a chiudersi molto più di quanto non facciano squadre europee anche meno attrezzate. Ne consegue che esterni come Maicon e Nagatomo, naturalmente portati a spingere molto fino ad arrivare all’interno dell’area avversaria, spesso vengano invitati ad appoggiare la fase offensiva, stoppata per vie centrali, e si trovino poi fuori posizione in caso di ripartenza avversaria. Situazioni che non si verificano in Champions League, dove le squadre giocano molto più a viso aperto e gli attaccanti sanno trovarsi gli spazi giusti senza obbligare gli esterni a scardinare le difese. Non per nulla numero e “qualità” dei gol subìti in Europa non si avvicinano neppure ai disastri tristemente ammirati in campionato.

PuntiL’Inter in Europa ha una media di 2.25 punti per partita, contro gli 0.88 del campionato. E il livello delle squadre contro le quali i nerazzurri hanno raccolto i 9 punti (Lille per due volte e Cska Mosca) è di certo superiore a quello di Novara, Catania e Atalanta, contro le quali l’Inter ha raccolto un solo, misero punto. Prendere atto di ciò e trarne quella convinzione nei propri mezzi e quella grinta nell’affrontare gli avversari che in Italia ancora non si sono viste negli occhi di Wesley e compagni sarebbe un buon primo passo. La consapevolezza di potersela ancora giocare con tutti sarebbe una naturale conseguenza.

Mentalità – La situazione di classifica in campionato andrebbe analizzata realisticamente sia dalla società che dalla stampa. Difficile, obiettivamente, ipotizzare una rimonta scudetto, pur essendo solo novembre. Gli scontri diretti con Juventus e Napoli e il ruolino di marcia del Milan – volendo considerare Udinese e Lazio solo delle belle sorprese di inizio stagione, ma anche questo è da vedere – penalizzano non poco i nerazzurri. Il termine “retrocessione” andrebbe bandito in articoli in cui si vuole parlare in maniera seria del futuro dell’Inter. Una posizione che permetta di partecipare alle competizioni europee del prossimo anno diventa a questo punto l’unico obiettivo in Italia, e non sembra un’impresa impossibile, anzi… Senza l’assillo del dover vincere il campionato ma limitandosi al “compitino”, la maggior parte degli sforzi potrebbe allora riversarsi in campo europeo: dando per scontato l’approdo alla fase a eliminazione diretta, da gennaio si potrebbe iniziare a concentrarsi seriamente su un solo, vero, grande obiettivo.

Motivazioni e uomini chiaveQuanti scudetti vale una Champions? Un calcolo matematico è impossibile, ma potendo scegliere non si sono dubbi che tutti opterebbero per la seconda opzione. L’Inter, questa Inter, ha ancora in rosa giocatori capaci da soli di cambiare gli equilibri di una squadra, di spaccare in due una difesa, di vincere le partite con un episodio. Più che in campionato, maratona che si vince con i muscoli, molti nerazzurri hanno per ora dato il meglio di sé in Europa, dove le partite somigliano a partite a scacchi dove basta una mossa per vincere.

La Champions, insegna Mourinho, si vince curando i dettagli e con un po’ di fortuna. Il Milan che vinse la Champions nel 2007 non stupì, se non negativamente, in campionato ma finì con l’imporsi in Europa, pur non essendo la squadra più forte tra le 32 contendenti. In fin dei conti, dagli ottavi in poi, si tratterebbe di preparare al meglio, fisicamente, mentalmente e tatticamente, solamente 7 partite.

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