Ahi Jovetic, ma che combini?

Il numero 10, classe, fantasia, ispirazione, ma oggi nell’Inter è solo una cifra sulle spalle di Stevan Jovetic, talento tanto, testa poca.

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Ieri aveva la chance di dare un senso alla sua stagione, subentrato a Candreva doveva essere l’Aladino della situazione, il genio che risolve la partita, invece ha finito per essere l’uomo in più della Roma con quel fallo, stupidissimo su Bruno Peres al limite dell’area, col risultato che la punizione successiva ha dato il vantaggio ai padroni di casa.

Da Manchester rispondono che loro già sapevano dell’involuzione montenegrina, un riscatto scattato alla prima presenza, un’estate partita con un gran gol di tacco, un amore-odio verso Mancini, una probabile indifferenza con de Boer che pare metterlo in campo come se fosse l’ultimo esame, se sei bravo resti se non ti applichi sei fuori e guarda caso ieri è subentrato anche Nagatomo, un altro che pare chiuso in questa Inter. Difficile comunque capire perché in un momento così delicato viene inserito il montenegrino e non uno tra Eder e Gabigol.

La delusione nel caso di Jovetic è nell’atteggiamento, come se quella partita non fosse nel suo programma e perciò completamente avulso dalla manovra e con la testa chissà dove, senza preoccuparsi di essere pericoloso in attacco e abbastanza irritante in fase difensiva.

Continuando così l’avventura in nerazzurro di Jovetic potrebbe essere già ad un bivio, già a gennaio le sirene della Fiorentina potrebbero ripresentarsi perché un talento come il numero 10 ad appena 26 anni sarebbe un peccato perderlo. Lo sa l’Inter, lo intuisce de Boer, non lo sa Jovetic.

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